I SEGNI DEI TEMPI
E’ ormai un’abitudine per Joseph Ratzinger rilasciare periodicamente lunghe interviste ad un giornalista a lui vicino, che poi si trasformano in un bestseller mondiale, per il grande interesse che il suo pensiero desta, sia all’interno della Chiesa, sia sull’opinione pubblica in genere. Nel giro di poco più di un quarto di secolo lo ha già fatto quattro volte. Ha iniziato nel 1984 con “Rapporto sulla fede”, assieme a Vittorio Messori. Sono seguiti nel 1996 “Il sale della terra” e nel 2000 “Dio e il Mondo”, scritti invece con il giornalista bavarese Peter Seewald. Lo stesso con cui si è intrattenuto a Castel Gandolfo per circa sei ore di colloquio nell’ultima settimana del Luglio scorso, preferito ad altri candidati per l’opportunità di poter parlare liberamente nella madre lingua. Il risultato finale di queste conversazioni estive sono le 284 pagine del libro “Luce del Mondo”, pubblicato alla fine del Novembre scorso, nel quale il Papa risponde a più di 90 domande, distinte in tre ambiti, come indicato dal sottotitolo, “Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi”.
Incalzato dal suo interlocutore, il Papa non si sottrae dal confrontarsi con la problematicità del presente. Risponde a viso aperto e senza tatticismi da difesa ad oltranza a tutte le questioni che gli vengono sottoposte. Così, ancora una volta lo sentiamo parlare del grave scandalo della pedofilia, di quanto lui stesso ne sia rimasto profondamente sconvolto, di tutto quello che è stato fatto per rimediare e per restituire credibilità al grande dono del sacerdozio. Lo sguardo poi si apre sul mondo intero e alla catastrofe incombente che sembra sovrastarlo, come se si fosse innescato un processo di terrore e di morte, che nessuno riesce più a controllare e tanto meno a fermare. Il riferimento è prima di tutto all’illusione che il progresso potesse sempre e comunque essere positivo, quando invece si è dovuto prendere atto del contrario, soprattutto per i gravi rischi ambientali che ha comportato e ancora oggi comporta. Affronta poi il tema della crisi finanziaria scoppiata alla fine del 2008, per la pretesa di pochi di vivere al di sopra delle loro possibilità. Toccherà alle generazioni future pagare il prezzo salatissimo di un dissesto economico che non ha precedenti. Alla radice di tutti questi problemi c’è la dittatura del relativismo, con i suoi egoismi individuali e di gruppo, per la quale l’uomo, in balia di una ragione senza bussola e di una libertà senza limiti, diventa incapace di cercare ed accogliere la verità, come pure di orientarsi al bene. Per la Chiesa, e per ciascun cristiano, tutto questo rappresenta una sfida, per dimostrare che l’infinito di cui l’uomo ha bisogno viene soltanto da Dio: “Dio è la nostra prima necessità per poter far fronte alle tribolazioni di questo tempo”. Bisogna riuscire a imporre immagini di umanità vere, contro quelle false, per spezzare la ininterrotta spirale di male che oggi sembra soffocarci. Buon 2011!
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