venerdì 1 novembre 2013

Il Vangelo della salute del 01/11/2013

 
SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI  
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli
 Dal Vangelo secondo Matteo  (5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».    Parola del Signore
da "Immagini dall'Apocalisse
CAPITOLO SECONDO
I TESTIMONI DELL’AGNELLO
Nella visione del mondo dell’Apocalisse, in sintonia con il contesto biblico, che a sua volta affonda le radici nella cultura e nella mentalità dell’antico Medio Oriente, non c’è frattura tra cielo e terra. Anzi il primo non soltanto partecipa
in tutto e per tutto, con i contraccolpi e le conseguenze del caso, a ciò che avviene sulla terra, ma esiste addirittura una corrispondenza tra realtà celesti e terrestri. Di tutto quello che c’è sulla terra esiste un modello, un’ “immagine” in cielo. Già san Paolo, quando dice: “la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.” (Col 3,3-4), afferma la partecipazione della vita dei cristiani alla dimensione celeste del Cristo risorto. Realtà che si mostrerà pienamente soltanto alla manifestazione della gloria del Signore alla fine dei tempi. Per vivere il cielo come la propria patria non è necessario aspettare così tanto, né tantomeno il trapasso della morte.
Questa è la condizione normale dei martiri, cioè dei testimoni dell’Agnello. Ascoltiamo che cosa dice di loro l’Apocalisse.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello".
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo:  "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie,
onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen".
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: "Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l'Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi". (Ap 7,9-17)
Nell’Apocalisse la categoria dei martiri (letteralmente = testimoni) comprende non soltanto quelli che hanno subito una morte violenta e hanno versato il loro sangue per Cristo, ma anche tutti coloro che con serietà hanno messo la loro vita a servizio di Cristo e del Vangelo. Non aver avuto come destino una morte cruenta, non significa aver vissuto un’esistenza meno “sanguinosa”, in termini di sacrifici e di sofferenze, rispetto a coloro che sono stati fisicamente martirizzati.
Il “lavare le proprie vesti nel sangue dell’Agnello”, e non nel proprio, è prerogativa di tutti i credenti che hanno testimoniato e continuano a testimoniare Cristo, sopportando le prove, le persecuzioni e le tentazioni già annunciate dal Signore Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: "Un servo non è più grande del suo padrone". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. (Gv 15,18-20).
Il candore delle vesti dei testimoni dell’Agnello evoca lo splendore con cui il Cristo si è mostrato agli apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, in occasione della trasfigurazione sul monte Tabor (cfr. Mc 9,1ss).
Abitualmente il bianco candido è il colore simbolo della verginità. Indica cioè la condizione di coloro che liberamente, per amore del Signore e per il regno di Dio rinunciano alle relazioni sessuali. Nell’Apocalisse però la “verginità”, simboleggiata dal candore, è da intendersi nel senso del vecchio Testamento. Individua cioè coloro che non si sono allontanati da Dio, sono rimasti fedeli all’alleanza, osservano i comandamenti e non sono caduti nella prostituzione dell’idolatria, seguendo e onorando gli dei falsi e bugiardi.  Per dirlo secondo lo stile evangelico di Gesù, la differenza fondamentale tra gli uomini sarà tra chi nella sua vita ha scelto di prendere sul serio Dio e di vivere di conseguenza, e chi invece per varie ragioni non l’ha per niente preso in considerazione: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde” (Mt 12,30).
Ritornando al contesto dell’Apocalisse, i testimoni dell’Agnello  avvolti in vesti candide, … di ogni nazione, tribù, popolo e lingua,”(7,9) sono tutti coloro che “non hanno adorato la bestia e la sua statua, … non hanno il suo marchio sulla fronte e sulla mano, … non fu trovata menzogna sulla loro bocca, … sono senza macchia, … seguono l’Agnello dovunque vada, … sono stati redenti tra gli uomini come primizia per Dio e per l’Agnello” (cfr Ap. 14,1ss). Insomma sono le cose migliori che la storia umana offre a Dio e che Dio raccoglie dalla terra.
Dal punto di vista puramente umano, le storie di tanti santi, beati e testimoni non sono prive di problemi sotto l’aspetto dell’equilibrio psicologico, sociologico e del particolare momento storico in cui sono avvenute. A nessuno viene fatto lo sconto del peso della propria umanità, intesa come corporeità, cioè come conoscenza, volontà, libertà, desideri, tendenze, pulsioni e quant’altro, con tutti i condizionamenti ambientali, culturali e storici del caso. Neanche in un cammino di eroicità evangelica. Per qualcuno queste carenze e manchevolezze sarebbero la prova provata che il cristianesimo è una esperienza umanamente mortificante, perché non permetterebbe , nemmeno a coloro che sono indicati come esempi e modelli, di conseguire un livello accettabile di autorealizzazione.
Queste critiche non prendo assolutamente in considerazione l’incidenza del rapporto interpersonale tra l’uomo e Dio, in particolare con il Dio incarnato di Gesù Cristo, con tutte le sue conseguenze a livello della vita pratica di coloro che vivono questa fede. Una realtà, certo, difficile da indagare con gli strumenti e i criteri propri delle scienze umane. Per la natura pregiudiziale di questo ostacolo non si può negare tutto quello che viene dalla grazia di Dio, cioè i risultati evidenti e gli esiti concreti prodotti nella storia personale e universale da esistenze che si muovono nell’orizzonte dell’azione provvidente e gratuita di Dio. Un florilegio stupendo di vite, di opere e di esperienze di tanti uomini e donne, diversi l’uno dall’altro per provenienza geografica e contesti storici in cui sono vissuti, per razza, cultura, formazione, estrazione sociale, temperamento, sensibilità umana e tanti altri aspetti distintivi, che si sono risolti in testimonianze eroiche di dono di se stessi e di amore al prossimo, aventi come denominatore comune l’incontro con Cristo e la compromissione della vita con la sua Parola. Un segno e una realtà che conferma perché soltanto l’Agnello immolato sia degno di prendere il libro e di scioglierne i sigilli. 

 

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