giovedì 6 ottobre 2011

LA VOCE DI MANTOVA

La crisi economica
Conscio della mia incompetenza in materia, negli ultimi mesi ho provato a leggere i giornali e ad ascoltare in televisione tecnici ed esperti confrontarsi sull’attuale crisi economica. Nonostante lo sforzo, mio malgrado devo
ammettere di aver capito poco, anzi con l’andare del tempo sono aumentati i dubbi e le domande senza risposta. Prima di tutto non è facile districarsi tra i discorsi di coloro che per partito preso parlano soltanto pro o contro qualcuno e qualcosa. Poi mi ha lasciato perplesso l’uso strumentale dei dati. Si dice che i numeri non ingannano, che cioè di fronte ai fatti non c’è argomento che tenga. E invece ti accorgi che non è proprio così. Basta vedere il comportamento delle varie agenzie di rating, rivelatesi ormai da tempo non proprio degli arbitri imparziali, ma piuttosto strumenti di pressione asserviti agli interessi di chi le finanzia. Sono tutte concordi che l’Italia non è a rischio di fallimento, ma intanto insistono nel suo graduale declassamento per aumentare la tensione generale su di essa. Dai e dai, alla fine qualcosa succederà. Un’altra cosa che mi risulta di difficile comprensione è la cosiddetta “fiducia” dei mercati. Non capisco chi e che cosa li abbia improvvisamente scatenati contro l’insolvibilità del debito, prima dei governi e ora delle banche. Non sappiamo in futuro quale altro obiettivo prenderanno di mira. Da tre anni si continua a ribadire in tutte le lingue che, fatte le debite eccezioni, i paesi europei hanno i fondamentali economici solidi, o comunque non così drammatici come si vuol far credere. Come si giustifica allora la sfiducia dei mercati? Perché fino a primavera il debito pubblico era fonte di guadagno per chi lo finanziava, e in estate invece si è trasformato in un rischio? Si tratta davvero di un fattore puramente psicologico, come si vuole far credere, o c’è dell’altro? Guardando agli effetti, mi pare che i mercati, più che essere vittima della sfiducia, la diffondano. La crisi ha infatti fortemente contribuito a screditare i governi, di qualsiasi colore, nella considerazione della gente. E’ vero che la politica non ha fatto molto per evitarlo e per meritarsi la stima dei cittadini: crescita zero, aumento della disoccupazione, incremento della pressione fiscale, perdita del potere d’acquisto, e via dicendo. Nonostante tutto mi sembra che ci sia una sproporzione che non si giustifica soltanto con l’insufficienza delle misure adottate dai governi. Non sarà che, chi da dietro le quinte tira le fila della crisi, insieme con i propri interessi economici, approfitta per indebolire la politica e far evolvere la situazione verso una realtà senza regole, priva di controlli e controllori, un unico grande mercato universale nel quale a farla da padroni saranno finanzieri senza scrupolo e speculatori? Non sarà che chi dieci anni fa ha visto la nascita dell’euro come fumo negli occhi, abbia deciso di sferrare l’attacco decisivo per seppellire per sempre il progetto della moneta unica europea che intralcia i loro progetti? Considerando poi l’offensiva contro il debito pubblico, che mette in difficoltà chi fino ad oggi lo ha finanziato, come per esempio la Cina, detentrice di gran parte del debito pubblico americano, e non solo, non sarà che si vuole forzare il gioco per costringerla ad accettare quelle regole di mercato da cui fino ad oggi si è volutamente tenuta fuori, prosperando sulle difficoltà altrui? Come a dire: stiamo assistendo impotenti ad uno scontro che cambierà radicalmente la scena economica e politica del mondo per i prossimi cento anni? Non so se le mie siano soltanto domande fuori luogo, di chi non ha dimestichezza con la materia, o se invece ci sia qualcosa di vero? La cosa certa è che stiamo diventando tutti più poveri e chi ci sta rimettendo di più sono naturalmente le fasce sociali più deboli: pensionati sociali, famiglie mono reddito o numerose o che devono supportare malati, anziani, invalidi e disoccupati, precari di vario genere, e chi più ne ha, più ne metta.
don Marco Belladelli.
pubblicato su LA VOCE DI MANTOVA il 13/10/2011.

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