venerdì 28 ottobre 2011

DIALOGO INTERRELIGIOSO - Assisi 27/10/2011

Assisi, città della pace
Venticinque anni dopo Giovanni Paolo II, il 27 Ottobre scorso Benedetto XVI ha voluto di nuovo convocare ad Assisi i rappresentanti di tutte le Religioni del mondo per pregare insieme con loro per la pace e la giustizia. Erano oltre trecento le delegazioni presenti. La novità assoluta sono stati gli atei. Uno di
essi, il messicano Guillermo Hurtado, ha dichiarato che con la loro presenza l’incontro si è realmente aperto a tutta l’umanità, nella condivisione convinta di una comune aspirazione. Il tema su cui si è svolto l’incontro è “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Non sono state poche, né irrilevanti dentro la Chiesa le resistenze a questo nuovo incontro di preghiera interreligioso. All’accusa di sincretismo, ha risposto il cardinal Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, ricordando il principio che ha ispirato Benedetto XVI per questo appuntamento: “Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere la pace. Chi costruisce la pace, non può non avvicinarsi a Dio”. E’ sempre lo stesso porporato a sintetizzare il cosiddetto “spirito di Assisi” in cinque atteggiamenti: uscire dalle nostre case e dai nostri templi per incontrare chi vive in modo diverso da noi; considerare gli agnostici come dei ‘cercatori di Dio’ per aiutarli nella loro ricerca; avere il coraggio di rendere ragione della propria fede nel rispetto reciproco; imparare a dialogare senza timidezze e ambiguità; superare l’individualismo e l’indifferenza religiosa attraverso l’emulazione spirituale. Si è cominciato in mattinata nella basilica di S. Maria degli Angeli dove, dopo la proiezione di un video per ricordare gli incontri precedenti, in particolare quello di 25 anni fa, e tutti gli altri interventi a favore della pace, unite alle immagini delle mutate condizioni geo-politiche, sono iniziati gli interventi delle varie delegazioni sul tema proposto. Nel pomeriggio, dopo un frugale pasto, il pellegrinaggio ha raggiunto la città alta. Ultima tappa è stata la basilica di S. Francesco dove l’incontro si è concluso con l’omaggio di tutti i convenuti al Santo di Assisi, raccolti davanti alla sua tomba, e la solenne rinnovazione del comune impegno per la pace. Dopo aver ascoltato tutti con molta attenzione, a cominciare dai leader delle altre confessioni cristiane e di quelli delle altre religioni, compreso l’animista e la femminista, alla fine della mattinata ha preso la parola il santo Padre, con un discorso come sempre molto intrigante per le prospettive che è riuscito a farci intravedere dentro la complessità del presente. Oggi non c’è più il pericolo imminente di una guerra atomica. “Tuttavia, dice il Papa, il mondo è pieno di discordia” e la violenza domina sovrana. Oggi abbiamo a che fare con il terrorismo, spesso motivato religiosamente. Questa non è la vera natura della religione, ma un suo travisamento e la premessa per la sua distruzione. E’ compito del dialogo interreligioso, continua Benedetto XVI, chiarire se esista una natura comune ad ogni religione. A nome di tutta la Chiesa, “pieno di vergogna”, riconosce pubblicamente che anche i cristiani nel corso dei secoli sono ricorsi alla violenza in nome della loro fede. E’ necessaria una profonda purificazione perché, nonostante la fragilità umana, la religione non sia mai più strumento di violenza, ma unicamente della pace di Dio per il mondo. Di fronte a un tale scandalo c’è chi chiede l’abolizione di ogni religione, o comunque la sua marginalizzazione. Questo però ha favorito l’insorgere della contro-religione del potere, dell’avere e della droga, che sta distruggendo le giovani generazioni del mondo, e dove la violenza è diventata cosa normale. Paradossalmente in un tale contesto molti soffrono perché non trovano la via del vero e del bene. Una ricerca la loro, che interroga tutti, atei compresi, e che va tracciando nel mondo quel sentiero comune a tutti i pellegrini della verità e della pace.
Don Marco Belladelli.
pubblicato su LA VOCE DI MANTOVA il   01/11/2011.

1 commento:

  1. Caro Marco,
    ti ho cercato per farti gli auguri; giorni fa è stato il tuo compleanno, ma oggi debbo ringraziarti per il tuo sincerio messaggio inviato agli uomini che Mario Monti ha scelto per tentare di salvare questo nostro paese. Ci saranno montagne di critiche da una parte, di apprezzamenti dall'altra ma sempre e soltanto di chi chiacchiera sempre senza fare altro che pensare ai propri utili qualunque sia la testa che cerca di governarci; per se e per i suoi affari hanno governato da tanto; è ora di pensare che il nostro patrimonio sono i nostri figli e che a loro dobbiamo cercare TUTTI INSIEME, senza guardare colori o bandiere ma ricordando che milioni di nostri padri hanno dato la loro vita per formare questo paese. E' ora di formare gli italiani. Come si disse una volta "Dio benedica l'Italia". Un Abbraccio Toni

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