mercoledì 14 dicembre 2011

Il Vangelo della salute del 18/12/2011

IV Domenica di Avvento “B”
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
 Dal Vangelo secondo Luca (1, 26-38).
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.
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Oggi riascoltiamo il racconto dell’annunciazione, già proposto una decina di giorni fa, in occasione della festa dell’Immacolata Concezione. L’esperienza di Maria, particolarmente il momento della annunciazione, è il paradigma del nostro incontro e rapporto con Dio. Leggendo la colletta di questa Domenica: “Dio grande e misericordioso, che tra gli umili scegli i tuoi servi per portare a compimento il disegno di salvezza, concedi alla tua Chiesa la fecondità dello Spirito, perché sull'esempio di Maria accolga il Verbo della vita e si rallegri come madre di una stirpe santa e incorruttibile”, comprendiamo come, attraverso l’annunciazione alla Vergine Maria, Dio stia realizzando il suo piano di salvezza e che dal livello di coinvolgimento della Chiesa dipende la sua fecondità nello Spirito, per essere oggi e sempre “madre di una stirpe santa e incorruttibile”. La prima lettura, nella quale si racconta dell’impegno di Dio a rendere stabile la casa e il regno del re Davide, ci orienta a prestare più attenzione all’opera di Dio, piuttosto che concentrarci su noi stessi. Insieme con Maria ci chiediamo come sia possibile che si realizzi anche per noi un incontro simile al mistero della incarnazione? Secondo quali modalità? Con quali conseguenze concrete? Ci viene in aiuto il Concilio Vaticano II al n. 22 della Costituzione pastorale sul mondo contemporaneo, più nota come “GAUDIUM ET SPES”: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm 5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione. Nessuna meraviglia, quindi, che tutte le verità su esposte in lui trovino la loro sorgente e tocchino il loro vertice. Egli è «l'immagine dell'invisibile Iddio » (Col 1,15) è l'uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato. Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata per ciò stesso essa è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime. Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo.”.
Con nostra sorpresa e meraviglia si afferma che Gesù in un certo modo ha unito a sé ‘ogni uomo’.  Com’è possibile che Dio sia già tanto presente nella nostra umanità? Come è possibile ancora non corrispondere ad un amore tanto smisurato? Ancora una volta Dio, nella sua magnanimità, ci stupisce.  Come non provare grande e vera gioia nel profondo dell’anima di fronte a tanta grazia? Soltanto questo ci sottrae dal rischio di vivere un Natale inquinato e banalizzato dal consumismo e dalla sagra dei buoni sentimenti.  Allora possiamo già cominciare ad augurarci: Buon Natale!
Don Marco Belladelli

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