venerdì 28 agosto 2020

Il Vangelo della salute del 30/08/2020

El Greco, Gesù che porta la croce, 1590-95, Barcellona. 

XXII Domenica del Tempo Ordinario, “A” 

Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso.

DAL VANGELO SECONDO MATTEO (16, 21-27).
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni». Parola del Signore.

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Dopo la professione di fede di Pietro, inizia la seconda parte del vangelo di Matteo caratterizzata da una novità importante, Gesù parla apertamente della sua passione. Il racconto si sviluppa fino a portarci dalle parole ai fatti, quando giunti a Gerusalemme gli avvenimenti annunciati diventeranno realtà.

La morte del Battista ha avuto per Gesù il valore di una profezia che lo ha reso più consapevole di ciò che l’attende. La sua morte e gli avvenimenti che l’accompagneranno sono volontà di Dio per la salvezza del mondo, come si capisce dal quel “doveva” sottolineato dall’evangelista: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva …” Intanto bisogna continuare a edificare il regno di Dio sempre nella fedeltà al Padre.

Dopo il tempo dedicato elusivamente alla loro formazione, lontano dalle folle di Galilea, e soprattutto dopo la professione di fede di Pietro, Gesù pensava che i discepoli fossero ormai pronti per accettare questo annuncio. Ed invece, proprio colui che aveva accolto nel suo cuore la luce divina della rivelazione e aveva proclamato solennemente: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, è il primo ad opporsi. Addirittura tenta di prevaricare Gesù, fino a mettersi davanti lui, per guidare e dominare gli eventi a modo suo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai.”. Ma viene prontamente ridimensionato da Gesù, con parole mai tanto dure, diventate popolarmente proverbiali, Va’ de retro, satana!: “Va’ dietro a me, Satana!”.

E’ stato sufficiente parlare di sofferenza, croce e morte per far venire a galla tutte le resistenze e le difficoltà presenti nell’animo di Pietro e dei discepoli. Il problema è di fondo e radicale: o si pensa secondo Dio o si pensa  secondo gli uomini”. A partire da questa scelta si sviluppa la conseguente riflessione di Gesù sul rinnegare se stessi, sul perdere la propria vita per guadagnarla e sul giudizio finale. Non ci sono alternative, né compromessi possibili, come ha messo in chiaro Papa Francesco fin dal suo primo discorso ai Cardinali elettori il giorno seguente la sua elezione: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.”. Nella Evangelii Gaudium ha sviluppato questa riflessione che vale la pena leggere e meditare attentamente per non cadere nello stesso errore di San Pietro. Di seguito riporto soltanto l’inizio della riflessione che continua nei paragrafi successivi in una analisi molto particolare:

“La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. È quello che il Signore rimproverava ai Farisei: «E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?» (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua. Dal momento che è legata alla ricerca dell’apparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici, e all’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, «sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale».(n.93). 

Alla professione di fede, come quella di Pietro si accompagna indissolubilmente il rinnegare se stessi per salvare la propria vita e cambiare il mondo nel segno dell’amore. Per questo andiamo a Messa tutte le Domeniche e ci nutriamo il più spesso possibile dell’Eucaristia. A scanso di equivoci, non c’è dubbio che alla fine ciascuno raccoglierà ciò che avrà seminato.

Buona Domenica!

don Marco Belladelli.  

 

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