martedì 12 febbraio 2013

LA VOCE DI MANTOVA/81


Quo vadis, Petre?
Fratres carissimi, non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vitae communicem. Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum. Carissimi Fratelli,vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Con queste parole, ieri, 11 Febbraio 2013 verso le 11,30 circa, Benedetto XVI ha comunicato ai Cardinali, riuniti in Concistoro ordinario pubblico per la proclamazione di tre prossime canonizzazioni, la sua decisione di dimettersi da Vescovo di Roma e successore di S. Pietro alla guida della Chiesa. In pochi minuti la notizia ha fatto il giro del mondo, suscitando tra
i cristiani, e non solo, turbamento e sconforto. Nella dichiarazione scritta in latino di suo pugno il Papa dice che negli ultimi tempi in lui non sono venute meno soltanto le forze fisiche, ma soprattutto le forze spirituali, il vigore dell’animo. Per questo “in piena libertà” ha preso questa grave decisione. Del suo deperimento fisico ce ne eravamo resi conto tutti. Poco meno di un mese fa un amico che lavora presso la Santa Sede mi aveva confidato che mentre teneva un discorso durante un’udienza pubblica nei giorni successivi al Natale, il Papa aveva dovuto interrompersi perché non riusciva a leggere. Ascoltandolo però non pareva che fosse venuto meno anche il vigore dell’anima. Tutt’altro! E’ proprio questo che lascia sgomenti e che suscita tante domande: come è possibile? Tutti abbiamo ancora vivo nella memoria il coraggio e la forza di Giovanni Paolo II. Anche se in condizioni a dir poco pietose, tre giorni prima di morire ha voluto a tutti costi affacciarsi dalla finestra del suo studio per salutare e benedire i pellegrini raccolti in piazza San Pietro. Una mamma intervistata ieri nei pressi della Basilica vaticana, diceva che come non ci si dimette mai dall’essere genitori, così pure da una paternità spirituale, come quella del Papa. Nonostante i tanti paragoni ad avvenimenti simili del passato, quello più comune è con Celestino V, reso famoso perché inserito dall’Alighieri nella Divina Commedia come colui che fece il gran rifiuto, la decisone di Benedetto XVI è un qualcosa che non ha precedenti nella storia, sia per quello che oggi è e rappresenta la Chiesa cattolica nel mondo, sia per il particolare momento storico che tutti stiamo vivendo. Pur trattandosi di una eventualità prevista dal Codice di Diritto canonico, siamo davanti ad un fatto del tutto eccezionale. Quando nel Settembre 2011 due noti giornalisti come Giuliano Ferrara e Antonio Socci dalle rispettive testate sui cui scrivono, Il Foglio e Libero, avevano anticipato questa possibile decisione di Benedetto XVI al compimento degli 85 anni, furono quasi sbeffeggiati, come se parlassero di fantastoria, e non della realtà. Rileggere oggi quei pezzi, può aiutarci a capire quello che è successo. Più volte da queste colonne anch’io ho messo in evidenza come in questi quasi otto anni di pontificato, Benedetto XVI ha dovuto fare i conti con le tante contrarietà incontrate, soprattutto dentro la Chiesa. Basta ricordare le due lettere che ha inviato a tutti i Vescovi del mondo per fare accettare le sue decisioni e le resistenze che ha incontrato nella lotta contro la pedofilia nella Chiesa da parte di chi non era d’accordo con il metodo da lui proposto. Proprio Domenica scorsa abbiamo ascoltato nel Vangelo quello straordinario dialogo tra Gesù e il futuro capo degli Apostoli: “Prendi il largo! … Sulla tua parola getterò le reti …  Non temere, sarai pescatore di uomini”. Una trasformazione che ha reso capace l’umile pescatore di Galilea di superare prima le sue fragilità di uomo pavido che aveva rinnegato il suo Maestro, e poi di farsi carico della missione affidatagli dal Signore, fino a morire, crocifisso a testa in giù sul Gianicolo, a Roma, per mano di Nerone. Nel rispetto per ciò che Benedetto XVI ancora incarna, fino al 28 Febbraio prossimo, e per l’uomo, Joseph Ratzinger, che nel travaglio della sua coscienza ha preso questa grave decisione, contro la quale nessuno può permettersi di andare, a mio modesto parere resta aperta una grande domanda: tutto questo è volontà di Gesù Cristo?
don Marco Belladelli.
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pubblicato su LA VOCE DI MANTOVA   il 12/02/2013.

2 commenti:

  1. Tutto questo è volontà di Gesù Cristo?... Non lo so. Però il vento dello Spirito Santo soffia dove vuole e come vuole... Soltanto con il tempo si potrà capire questo "passo" che ci ha ammutoliti.
    Papa Benedetto, secondo me, è fragile per la sua condizione umana; spiritualmente, però, è molto forte. Ha avuto un grande coraggio a porsi così di fronte al mondo, con spirito di libertà e verità. Ha messo a nudo la sua coscienza davanti a Dio: non possiamo sapere cosa Dio gli abbia risposto..... Ciao, Eleon

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  2. La decisione di Papa Benedetto, presa in assoluta libertà e dopo lungo esame di coscienza dinanzi Dio, è una decisione soprattutto del cuore.
    Per questo ci viene comunicata, e non c’è dibattito. O piuttosto ci sono i “ non si scende dalla Croce” o i “non ci si dimette da genitori”. Il Papa lo sa e non lo vorrebbe. E se forse la sua grande Fede ad un certo punto ha avuto grandi perplessità a riconoscersi al timone di una Chiesa di uomini e donne di così tanta poca buona volontà.
    Pietro educatamente se ne andato, sbattendo la porta delle nostre coscienze.
    Preghiamo per il Papa che dovrà renderne conto a Dio. Ma soprattutto preghiamo per la nostra conversione.
    Antonio.
    PS. Commento inviatomi da un amico.

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