giovedì 7 febbraio 2013

Il Vangelo della salute del 10/02/2013

Raffaello Sanzio, Pesca miracolosa, cartone per arazzo, Londra.
V Domenica del tempo Ordinario “C”
Lasciato tutto, lo seguirono.
Dal Vangelo secondo Luca. (5,1-11).  
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.


Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Parola del Signore.
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Dopo aver rischiato la morte a Nazaret, Gesù continua la sua missione. Lo ritroviamo in riva al mare di Gennèsaret (o lago di Tiberiade) attorniato dalla folla che fa ressa intorno a lui per ascoltarlo. Gesù vede un gruppo di pescatori, che dopo aver lavorato tutta la notte, stanno tirando a riva le loro barche. Chiede a uno di loro di nome Simone il favore prenderlo sulla sua barca e di scostarsi da terra pochi metri, sufficienti perché l’acqua faccia da amplificatore naturale della sua voce, per “insegnare alle folle dalla barca”.
Quando ha finito, quasi a riconoscenza per il favore ricevuto, dice al pescatore: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Non è orario per la pesca, e poi Simone è stanco dopo una notte di lavoro. Ma dopo aver ascoltato Gesù, gli ha aperto un credito nel suo cuore e nonostante tante ragioni contrarie, acconsente.
Un esempio che ci fa capire come dall’ascolto della Parola di Dio nasca la fede. L’assidua frequentazione della Parola di Dio, cioè leggerla e meditarla spesso, magari quotidianamente, ci dispone all’obbedienza della fede, anche nelle situazioni che umanamente ci sembrano irragionevoli, come l’invito di Gesù rivolto a Simon, esperto nel suo mestiere, di tornare a pescare in pieno giorno, dopo una notte di fatica per niente. La lettura assidua della Parola di Dio ci dispone interiormente alla preghiera del cuore e ci fa conoscere i pensieri di Dio. E’ proprio della fede sentire come Dio e pensare come Lui, a cui si aggiunge l’agire come Lui, cioè sull’esempio di Gesù e come lui ci ha insegnato.
La risposta di Simone: “sulla tua parola getterò le reti”. Il risultato di quella battuta di pesca fu straordinario: “presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”. Questa pesca tanto abbondante non è opera dell’uomo. Pietro e “tutti quelli che erano con lui” si accorgono di trovarsi davanti a Dio stesso. Lo “stupore” che provano non è altro che quel sentimento che prende l’uomo quando si trova direttamente davanti a Dio, senza la benché minima mediazione. Mai come in quel momento si sente la misura della propria povertà di peccatori, quella stessa provata da Isaia nel tempio, come ci racconta la prima lettura: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti”. Così anche Pietro, davanti al  Signore, titolo proprio di Gesù risorto, il Dio vivo e vero, Salvatore dell’umanità, riconosce tutta la sua indegnità.
Per tutta risposta Gesù lo rende partecipe della sua missione: “Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”. Pescatore è la traduzione del participio presente di un verbo, che letteralmente significa: “ colui che prende vivi, che lascia vivi”. Pietro, Giacomo e Giovanni “lasciarono tutto e lo seguirono” per una pesca straordinariamente molto più importante. Diventare “pescatore di uomini” vuol dire mettere la propria persona a disposizione di Gesù per continuare la sua missione, il suo ministero di salvezza per l’umanità. Questo è il compito del ministro ordinato, cioè del sacerdote, nella Chiesa e nel mondo, agire nel Nome di Gesù, perché ogni uomo possa incontrarlo e salvarsi.
E qui si dovrebbe aprire un lungo capitolo sull’essere e fare il prete in questo terzo millennio. Per un primo approccio al problema rimando al 5° capitolo della mia ultima pubblicazione Come nei giorni di Noè. Intanto preghiamo per i nostri sacerdoti e per le vocazioni alla vita sacerdotale.   Buona Domenica!
 don Marco Belladelli

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