mercoledì 11 luglio 2012

SANTI, BEATI E PATRONI/3

SAN BENEDETTO DA NORCIA
Nato a Norcia verso il 480, dal nobile Eutropio della gens Anicia e da Abbondanza Claudia de' Reguardati da Norcia, san Benedetto visse in uno dei periodi storici più difficile. Dopo la lunga agonia dell'impero romano, l'Europa occidentale era diventata un unico grande campo di
battaglia dove  i vari popoli germanici (barbari): Vandali, Ostrogoti, Visigoti, Unni, ecc., che avevano avuto ragione della grande Roma, si scontravano uno contro l'altro, senza soluzione di continuità. Uno dei suoi più grandi discepoli, il Papa san Gregorio Magno, ne racconta la vita nei suoi Dialoghi. A 12 anni, dopo la morte della madre, con la nutrice Cirilla e la sorella Scolastica, si trasferì a Roma per gli studi. Cinque anni dopo fuggì dalla Capitale, nauseato dai suoi costumi corrotti e si stabilì a Subiaco, dove poco dopo cominciò la vita ermitica presso il sacro Speco. A 20 anni fu chiamato da un gruppo si monaci di Vicovaro a diventare il loro superiore. Ma per i costumi troppo rigorosi che vi aveva imposto ben presto cercarono di avvelenarlo. Tornò a Subiaco, dove, ispirato dagli esempi di San Antonio abate e dei monaci della Tebaide, di San Basilio e degli altri grandi santi Monaci della cappadocia,  raccolse attorno a se tanti compagni, fino a fondare dodici monasteri, divenendo la loro guida spirituale. La sua santità suscitò l'invidia del prete Fiorenzo che attentò alla sua vita con un pane avvelenato. Verso il 540 scrisse la sua Regola, rimasta fino ad oggi un punto di riferimento fondamentale per la vita religiosa in generale.
La sua fede in Gesù, che gli ispirò la fuga dal mondo e il suo "Ora et labora", hanno dato origine ad una nuova forma di comunione fraterna e di convivenza umana che divenatò la matrice della futura civiltà cristiana europea. Ringraziamo Dio per il suo carisma, la sua testimonianza e, per sua intercessione, chiediamo al Signore  di rinnovare in mezzo a noi uno spirito altrettanto grande e capace di rigenerare la fede e il cuore dell'uomo di oggi, tempo non meno difficile e degradato di quello in cui ha vissuto il Santo Abate.  

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