martedì 3 luglio 2012

I SEGNI DELLO SPIRITO/13

Eric H. Liddell, vinse due medaglie, una d’oro e una di bronzo, alle Olimpiadi di Parigi del 1924.
L’ATLETA MISSIONARIO
Quella di quest’anno sarà un’estate tutta di sport. Dopo un Giugno di calcio con il bel risultato degli azzurri di Prandelli ai Campionati Europei svoltisi in Polonia e Ucraina, Venerdì 27 Luglio inizierà a Londra la XXX edizione dei Giochi olimpici, unica città al mondo ad ospitarli per la terza volta. Sempre più spesso lo sport diventa per i suoi protagonisti una buona occasione per testimoniare la propria fede in Cristo. Chi non ricorda il bel film del 1981 “Momenti di gloria, vincitore di quattro premi Oscar, e la sua emozionante colonna sonora composta da Vangelis, diventata un vero e proprio inno allo sport, nel quale si racconta la 
storia di due atleti inglesi, l’ebreo Harold Abrahams e l’anglicano Eric H. Liddell, che parteciparono alle Olimpiadi di Parigi del 1924. Secondo la trama, quest’ultimo, fervente cristiano, nonostante le forti pressioni della delegazione inglese, rinunciò a corre i 100 metri piani in programma di domenica per non trasgredire al 3° comandamento: “Ricordati di santificare le feste”, a favore dell’amico ebreo, che poi vinse l’oro. Lui corse la gara dei 400 metri, dove comunque arrivò primo. Nella realtà le cose andarono diversamente da come il film ce le racconta. Tutti sapevano che Liddell non correva la Domenica per rispetto alla propria fede e il calendario olimpico delle gare, con la finale di 100 metri piani in programma di Domenica, era stato pubblicato con largo anticipo. Non ci furono né pressioni, né dilemmi di coscienza, ma soltanto una grande pagina di sport e una bella amicizia. Di origine scozzese, figlio di missionari, Eric Liddell era nato in Cina, a Tianjin nel 1902. Ben presto fu mandato a studiare in Scozia insieme al fratello maggiore Rob. Negli anni dell’Università ad Edimburgo, quasi per scommessa inizia a partecipare alle gare di atletica, rivelandosi ben presto l’uomo più veloce di Scozia. In quegli anni Eric matura anche la stessa vocazione missionaria dei genitori. Era un assiduo frequentatore della chiesa, ma in pubblico non aveva mai mostrato particolari doti di predicatore. Quando nel 1923 gli chiesero di tenere delle conferenze accettò subito, anche se in seguito fu molto combattuto se andare o meno. Fu l’inizio di un percorso che alla fine lo portarono a puntare tutto su Cristo. Le Olimpiadi del 1924 segnarono il suo grande trionfo sportivo, con due medaglie, una di bronzo nel 200 metri e una d’oro nei 400. Ma ormai aveva già chiaro in testa quello che sarebbe stato il suo futuro. Tornato in patria, subito dopo la laurea in scienze naturali, frequenta un anno di studi teologici e si prepara a tornare in Cina. Nel Giugno del 1925 torna a Tianjin, lasciando agli amici come suo motto: “Cristo per il mondo, perché il mondo ha bisogno di Cristo”. Al College anglo-cinese, al giovane professor Liddell, oltre all’insegnamento delle scienze, gli venne anche chiesto di seguire i giovani nello sport. Il suo impegno educativo aveva sempre come riferimento il Signore Gesù. Nessuno si meravigliò quando nel Giugno del 1932 rientrò in Scozia per essere ordinato ministro del Vangelo della Chiesa congregazionalista scozzese. Rientrato in Cina, due anni dopo sposò Florence MacKenzie, figlia di missionari canadesi. Dal loro matrimonio nacquero tre figlie, Patricia, Haether e Maureen, che non conobbe mai, perché partorita in Canada nel 1941, dove Florence si era rifugiata per evitare le conseguenze della seconda guerra mondiale. La situazione si era fatta molto difficile già da alcuni anni. Nel 1937 Liddell aveva lasciato l’insegnamento per dedicarsi a tempo pieno alla missione di Zaoqiang. Incaricato di organizzare l’evacuazione di tutti gli stranieri presenti a Tianjin, i giapponesi dopo l’attacco di Pearl Harbour prima lo misero agli arresti domiciliari, e due anni dopo lo internarono nel campo di Weifang, dove morì il 21 Febbraio 1945 per un tumore al cervello, sviluppatosi anche a causa delle difficili condizioni in cui viveva. Commentando l’inno alla carità di san Paolo al capitolo 13 della 1° Corinzi, Eric Liddell aveva scritto: “L’amore è ricolmo di speranza, ricolmo di paziente sopportazione; l’amore non viene mai meno”, parole che rivelano la generosità del suo cuore di atleta di e per Cristo.

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