martedì 3 luglio 2012

Il Vangelo della salute del 08/07/2012

Shahbaz Bhatti, ministro pakistano cristiano, ucciso lo scorso anno dai fondamentalisti islamici.

XIV Domenica del Tempo Ordinario, “B”.
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
Dal Vangelo secondo Marco (6, 1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. Parola del Signore.

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Dopo la fede della Emorroissa e di Gìairo, oggi ci confrontiamo con il rifiuto di Gesù da parte dei suoi compaesani. Gesù torna nella sua città di origine e di sabato va in sinagoga. Anche se Marco non lo dice esplicitamente, sappiamo di essere a Nazaret, località da cui proveniva quando si presentò al Giordano per farsi battezzare da Giovanni (1,9). La sua fama di “Maestro” è giunta anche lì. In molti vanno ad ascoltare il suo insegnamento, e sono colti da stupore. Uno stupore che invece di essere via alla fede, porta allo scandalo, cioè rafforza le ragioni che la ostacolano. Dalle domande che si fanno i suoi concittadini, comprendiamo che, conoscendo bene la sua storia e il suo percorso di crescita umana in mezzo a loro, non riescono a capacitarsi come possa aver maturato tanta sapienza e compiere tali prodigi. La chiusura opposta a Gesù non è però semplicemente di tipo psico-sociologico. Gesù stesso si fa meraviglia di questa loro incredulità e qualifica il comportamento dei suoi compaesani come “disprezzo per  un profeta”. Quindi non principalmente della sua persona o del suo ministero, ma prima di tutto di Colui che lo ha mandato. Si tratta di un vero e proprio rifiuto di Dio. Una reazione, quella di Gesù, che ci deve far pensare se e in quali situazioni questo disprezzo ci può riguardare. Marco ci tiene a mettere in evidenza che Gesù, anche dopo questo smacco, “andava attorno per i villaggi, insegnando” e, anche se, sia qui che altrove, ci riferisce poco o nulla del contenuto dei vari discorsi di Gesù, anzi è molto più attento a riferirci della sua opera taumaturgica, con abbondanza di particolari, possiamo affermare senza ombra di dubbio che secondo lui l’insegnamento è la sua principale attività. La folla è attratta dalla sua Parola, non per il parlare suadente o per l’argomentare rigoroso, proprio del filosofo. Soltanto dopo averlo ascoltato ci si rende conto che a Gesù si può chiedere qualsiasi cosa, anche quelle impossibili. Quella di Gesù è una Parola che da vita. E’ piena della potenza creatrice di Dio e della forza risanatrice dello Spirito Santo. Chi non ascolta Gesù è perché è ormai incapace di ascoltare e accogliere dentro di sé la voce e la Parola di Dio. Ogni uomo è dotato della coscienza, ambito intimo nel quale avviene questo dialogo con Dio. L’annuncio del Vangelo, quando è veramente tale, ha la capacità di farci riconoscere la voce di Dio, tra tutte le altri voci che ascoltiamo, fino al punto da sentirci attratti da questa voce, come quella del nostro Creatore e Salvatore. E dentro di noi c’è come un desiderio profondo, una nostalgia di questa voce, che come dice S. Agostino, “il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”. Guai a noi se, per qualsiasi ragione al mondo, perdessimo questa capacità di distinguere, riconoscere e di lasciarci attrarre dalla Parola di Dio, come è capitato alle folle di Galilea di duemila anni fa.  Buona Domenica!
 DON MARCO BELLADELLI.

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