giovedì 12 gennaio 2012

Il Vangelo della salute del 15/01/2012

Il Gesù di fra Elia.

II Domenica del tempo Ordinario “B”.
Videro dove dimorava e rimasero con lui.
 Dal Vangelo secondo Giovanni  (1,35-42) 
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Parola del Signore.

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Terminate le celebrazioni natalizie, con la festa del Battesimo di Gesù siamo entrati nel tempo Ordinario, in attesa della Quaresima che inizierà come sempre il Mercoledì delle Ceneri, il 22 Febbraio prossimo. Questa Domenica ci prepara al ministero pubblico di Gesù. Il testo del vangelo si apre con la testimonianza del Battista che indica ai suoi discepoli Gesù come l’agnello di Dio. E’ lo stesso su cui aveva visto posarsi lo Spirito Santo (cfr Gv 1,32). Abbiamo a che fare con un Gesù “privato”, che si aggira tra gli ammiratori del Battista come un qualsiasi signor nessuno. Non ha ancora cominciato a predicare. Vive nel nascondimento e riceve a casa sua coloro che saranno i suoi primi apostoli come degli amici. L’espressione usata dal Battista richiama l’agnello condotto al macello  di Isaia (cfr 53,7). I due discepoli, Giovanni e Andrea, che su indicazione del Battista, hanno seguito Gesù e “videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui”, testimoniano di aver trovato il Messia, promesso e tanto atteso. Lo dice esplicitamente Andrea, parlando al fratello Simone dell’esperienza vissuta: “Abbiamo trovato il Messia”. Insieme con loro, lo abbiamo trovato anche noi e siamo qui per imparare a stare con lui. La persona di Gesù ci mette in rapporto con Dio stesso, il quale attraverso Gesù si intrattiene con noi uomini come con degli amici. Dio, per intrattenersi con noi, ha scelto la forma calda ed affettuosa dell’amicizia. E Gesù ne fa il fondamento di tutte le altre forme in cui si articolerà in seguito, durante il ministero, il suo rapporto con noi uomini. Pensiamo per esempio a quando si paragona al maestro, al medico, al pastore e via dicendo. Il dono della salvezza, prima ancora di essere il risultato di un’azione missionaria e apostolica di annuncio ed inaugurazione del regno di Dio in parole ed opere, è uno stare amichevole di Dio con noi e noi con Dio. A questo proposito dice il Concilio: “Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé.”. (Dei Verbum 2). La fede cristiana è l’esperienza dell’essere amici di Dio nella reciprocità. L’essenza dell’amicizia consiste nella gioia dello stare insieme all’altro per se stesso, oltre ogni interesse di qualsiasi natura e genere. Il tema della fede come amicizia con Dio meriterebbe ben altro approfondimento. Mi accontento di aver evidenziato quanto sia importante che questa forma specifica di relazione umana caratterizzi il nostro rapporto personale con Dio. In forza di questa amicizia anche noi sapremo riconoscerlo, incontrarlo, stare con Lui, ascoltarlo, parlare con Lui e testimoniarlo a chi ci sta accanto, come ha fatto il Battista con i suoi discepoli.
Buona Domenica!
 DON MARCO BELLADELLI.

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