sabato 16 agosto 2025

Il Vangelo della salute del 17/08/2025


 XX Domenica del tempo Ordinario “C”

Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

Dal Vangelo secondo Luca  (12, 49-53).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora

innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.

Gesù continua a parlare ai discepoli dell’accoglienza del regno come dono del Padre. Oggi ricorre all’immagine del fuoco per paragonare la sua missione ad un incendio che gradualmente si propaga su tutta la terra. Il fuoco evoca lo Spirito Santo, la cui azione consiste nell’aprire il cuore degli uomini a Gesù. In altri contesti il fuoco richiama il castigo divino nel giorno del giudizio, come nel caso del fuoco eterno della Geenna, oppure quando si brucerà la zizzania al tempo del raccolto.

Il fuoco gettato da Gesù sulla terra non è una minaccia terroristica, ma la promessa dello Spirito Santo, che come un fuoco invaderà l’universo e sarà appiccato dopo che Gesù avrà ricevuto il battesimo della sua passione, morte e risurrezione, un evento che genera nel suo animo un’angoscia “finché non sia compiuto!”, angoscia che anticipa quella del Getsemani, descritta da Luca come una vera e propria lotta finale tra Gesù e satana. Se questo è il prezzo pagato da Gesù per “darci il regno del Padre”, non dobbiamo meravigliarci che la sua accoglienza comporti anche per noi lotte, conflitti e divisioni, perfino dentro lo stesso nucleo familiare. Ogni giorno e più volte al giorno preghiamo: “venga il tuo regno!”.  Nello stesso tempo, più o meno consapevolmente, ne ostacoliamo la venuta, resistendo o addirittura opponendoci alla grazia di Dio. Preghiamo poco e male e siamo poco disponibili all’ascolto della Parola di Dio. Questo ci rende superficiali nella vita sacramentale, spiritualmente indifferenti e moralmente incoerenti. Penso alle nostre rigidità psicologiche che influenzano i nostri comportamenti, per non parlare poi dei condizionamenti culturali e sociali a cui siamo sottoposti, soprattutto in questo nostro tempo dominato dalla dittatura del relativismo, dove il vero e il bene si dissolvono in nome delle proprie voglie. Ecco perché l’adesione al regno di Dio esige inevitabilmente scelte di rotture e lacerazioni.

Ad un certo punto Gesù cambia interlocutori, lascia i discepoli per rivolgersi alla folla e ricorrendo ad un esempio di tipo meteorologico chiede in modo retorico: “come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?”. Naturalmente il “segno giusto” da riconoscere è lui, Gesù, e la sua missione. Il più importante segno di Dio da accogliere è il mistero della sua persona e della sua opera in mezzo a noi. Per lui, con lui e in lui comprenderemo e accoglieremo tutti gli altri segni che Dio ci offre quotidianamente per la nostra salvezza. Nell’introduzione al 1° volume di “Gesù di Nazaret”, Benedetto XVI afferma che il Signore Gesù, così come ce lo presentano i Vangeli, è “una figura sensata e convincente”. Ricordiamo pure quello che Papa Leone XIV disse ai Cardinali il giorno dopo la sua elezione: “ … Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto … come Successore di Pietro, mentre inizio questa mia missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma, … (sento necessario) un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo.(09/05/2025). Accogliere Gesù e la sua opera ci aiuterà a riconoscere l’apostasia di coloro che nonostante le apparenze non confessano Gesù Cristo, ma il loro ateismo pratico, fenomeno oggi sempre più diffuso dentro e fuori la Chiesa. Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

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