venerdì 15 gennaio 2021

Il Vangelo della salute del 17/01/2021

Caravaggio, Vocazione di Andrea e Pietro, 1603-06, Londra.

 II Domenica del tempo Ordinario “B”
Videro dove dimorava e rimasero con lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni  (1,35-42) 
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli

risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. 
Parola del Signore.

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Terminate le celebrazioni natalizie con la festa del Battesimo di Gesù, siamo entrati nella prima parte del tempo Ordinario fino al 17 Febbraio prossimo, Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima. Descrivendoci l’incontro di Gesù con quelli che saranno il suoi primi apostoli, Andrea, Giovanni e Pietro, il brano del Vangelo di questa Domenica ci prepara al ministero pubblico di Gesù. La prima lettura ci orienta a interpretare questo incontro come una ‘chiamata’, cioè una vera e propria “vocazione”, come accadde nel santuario di Silo al giovane Samuele che “fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore” (1Sam 3,7), sul modello delle numerose chiamate divine descritte nell’antico testamento.

Il testo di Giovanni si apre con il Battista che indica ai suoi discepoli Gesù come “l’agnello di Dio”, titolo giustificato da ciò che era successo in precedenza, quando il figlio di Elisabetta aveva visto lo Spirito Santo posarsi su di lui (cfr. Gv 1,32), riconoscendolo così come “il Figlio di Dio” (Gv 1,34). Nel quarto vangelo la missione del Battista consiste nell’essere il testimone accreditato da Dio del Messia presente in mezzo al popolo e, come descrive il nostro brano oggi, nel condurre Israele verso di lui, con il massimo disinteresse per se stesso e oltre ogni egoismo autoreferenziale, dando inizio così alla nuova era, quella de: “la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo” (Gv 1,17).

L’espressione usata dal Battista richiama l’immagine messianica dell’agnello condotto al macello di Isaia (cfr. 53,7). Giovanni e Andrea seguirono Gesù e “videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui”. Successivamente confermeranno la testimonianza del profeta, proclamando apertamente:  Abbiamo trovato il Messia” come dice Andrea al fratello Simone.

La breve descrizione dell’incontro fatta dall’evangelista Giovanni è un paradigma di fede. Con la sua domanda: “Che cosa cercate?”, Gesù vuole verificare le intenzioni di coloro che lo seguono: la loro è pura curiosità o sono sinceramente alla ricerca di Dio? Il “dove abiti” dei discepoli evoca l’affermazione centrale del prologo: “E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi
” (Gv 1,14) ed esprime il profondo desiderio dell’uomo di incontrare Dio e di vivere in comunione con lui, al quale Gesù non si sottrae invitandoli: “Venite e vedrete”. In Giovanni il “vedere” va ben al di là del semplice atto sensibile, per coloro che sanno riconoscere i segni di Dio rappresenta il punto di partenza di un cammino di fede, che raggiungerà il suo apice nella contemplazione del Verbo di Dio: “e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.” (Gv 1,149; “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita” (1Gv 1,1), dove trova compimento la chiamata di Gesù a diventare discepoli del regno di Dio.

Oggi Gesù rivolge a noi lo stesso invito di Andrea e Giovanni, “Venite e vedrete”. Insieme con loro siamo qui per imparare a “rimanere” con lui per riconoscere i segni che Dio oggi compie per la nostra salvezza. Una chiamata che ha come presupposto un rapporto interpersonale di amicizia. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che attraverso Gesù Dio parla a noi uomini come con degli amici (cfr. Dei Verbum 2). Per intrattenersi con noi, Dio ha scelto la forma affettuosa dell’amicizia. Durante il suo ministero Gesù ne ha fatto il punto di partenza di ogni suo rapporto con uomini che ha incontrato, una premessa per quella che, come nel caso di Pietro, si evolverà in una chiamata a seguirlo, implicitamente presente nel nuovo nome che gli attribuisce: “Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa" - che significa Pietro.” (1,42).

Il dono della salvezza è prima di tutto uno stare amichevole con Dio, che poi si trasforma in una chiamata, il momento nel quale Dio ti chiede di mettere tutto te stesso nelle sue mani per diventare un suo fedele servitore come lo furono i primi apostoli e il giovane Samuele: “Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole” (1Sam 3,19).

Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

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