sabato 2 gennaio 2021

Il Vangelo della salute del 03/01/2021

Bernardino Luini,  Madonna con Bambino e Angeli, 1525-1532, Museo diocesano - Udine. 

 II Domenica di Natale

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal vangelo secondo Giovanni (1,1-18)
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.

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La seconda Domenica di Natale ci offre l’opportunità di approfondire ulteriormente il significato ed il valore del mistero dell’incarnazione, e come nel giorno della solennità lo facciamo meditando insieme il prologo del vangelo di San Giovanni. 

Nella sua riflessione, l’evangelista inizia presentandoci il protagonista della storia della salvezza, il Verbo in Dio, la cui esistenza era prima della creazione del mondo.  Oltre alla pre-esistenza fin dal principio, ci dice che il Verbo era presso Dio, perché Dio come il Padre. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, perché in Lui era la vita. E la vita è la luce del mondo. Il Verbo di Dio ci viene quindi descritto come la condizione assoluta per l’esistenza di qualsiasi essere vivente e cosa e il punto di partenza di ogni rivelazione, di ogni relazione, di ogni dialogo, racconto e celebrazione. Senza di lui Dio rimarrebbe per noi un mistero ineffabile, per sempre al di fuori della nostra portata; ma anche la realtà del mondo e dell’uomo sarebbero avvolti dal non senso e dall’assurdo, come del resto accade tutte le volte che Dio viene escluso dall’orizzonte della storia e della umana esistenza.  

Dopo aver indicato Giovanni Battista come il testimone accreditato dall’alto di questo mistero, fin da subito si palesa un contrasto tra la luce e le tenebre che a lungo andare si trasformerà in un vero e proprio conflitto. Le tenebre sono state sconfitte dalla luce nel momento della creazione, ma nel momento dell’incarnazione, esse si prenderanno la loro rivincita opponendosi in tutti i modi alla presenza del Verbo: “Venne fra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto, … A quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio (v.11-12). I figli di Dio si riconoscono perché sono stati generati da Dio. Vuol dire che come lui sono in rapporto con Dio, sono portatori di vita e di luce: beati i puri di cuore perché vedranno Dio(Mt 5,8) e hanno un cuore misericordioso come il suo: beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia(Mt 5,7).

Così arriviamo a quella che è l’affermazione centrale di tutto il prologo:

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Quando il Verbo ha preso carne Dio ha cominciato ad abitare in mezzo a noi per sempre. Pur attraverso i vari passaggi del disegno salvifico divino, la sua presenza in mezzo a noi non si è interrotta. Prima di salire al cielo ha detto infatti ai discepoli: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Dopo il peccato originale l’uomo si è nascosto a Dio e in seguito si è sempre più allontanato da lui, a cominciare dal fratricidio di Abele, per continuare con il diluvio fino alla dispersione dei popoli a causa della torre di Babele. Per fermare questa fuga Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, perché accogliendo la rivelazione del Verbo in parole ed opere potessimo ritornare all’armoniosa vita del paradiso terrestre.

L’incarnazione però è molto di più di una “buona relazione”. Attraverso l’incarnazione è la vita stessa di Dio, quella con la “V” maiuscola, che ci viene donata. Non soltanto donata, ancor di più: ci viene partecipata. Quello che ci viene donato non è un “qualcosa” che aggiunge qualità alla nostra esistenza umana, paragonabile, tanto per intenderci, ad un miglioramento socio-economico o culturale che sia. Nel “Verbo che si fa carne” ciascuno nella propria singolarità e tutti nel loro insieme sono elevati alla dignità di figli di Dio, nel senso che la generazione divina diventa prioritaria rispetto alla nostra generazione umana biofisica.

Un mistero, quello dell’incarnazione e della nostra rigenerazione, che per comprenderlo va contemplato: noi abbiamo contemplato la sua gloria. La contemplazione è una relazione fatta di un amore umile ed oblativo, attraverso la quale si raggiunge una comprensione della realtà che supera quella dell’esperienza sensibile, razionalmente elaborata. In questa relazione di amore umile ed oblativo Dio e l’uomo trovano la comunione di vita che avrà il suo compimento nella Gerusalemme celeste, quando Dio sarà tutto in tutti (1 Cor 15,28), dove ogni diversità non sarà più ragione di conflitto e di emarginazione, ma si trasformerà in un dono e in una ricchezza per tutti. La contemplazione è l’amore che ti fa conoscere il mistero nascosto nei secoli e a noi rivelato per mezzo del Figlio. Non si tratta quindi di una esclusività per iniziati, ma è alla portata di tutti, se accogliamo quella abbondanza di grazia che si è riversata su di noi con la presenza del Figlio da quando è venuto ad abitare in mezzo a noi e che ci ha resi capaci di amare come ci ha amati lui. Questa è la vera gioia. Tutto il resto è inganno, per ben che vada al massimo un surrogato del vero Amore. Ancora Buon Natale!

don Marco Belladelli.

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