sabato 22 giugno 2019

Il Vangelo della salute del 23/06/2019


Solennità del Santissimo Corpo e Sangue 
di N. S. Gesù Cristo “C”.
Tutti mangiarono a sazietà.
Dal Vangelo secondo Luca (9, 11b-17).

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa
gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. 

Parola del Signore.
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La festa del Corpus Domini è stata voluta esplicitamente da Gesù che tra il 1204 e il 1208 apparve più volte a Santa Giuliana di Liegi per chiederle di diffondere il culto e la devozione all’Eucaristia. La celebrazione ha avuto infatti i suoi prodromi in quella città belga, dove era arcidiacono della Cattedrale Ugo di Saint-Cher, il futuro Urbano IV, il Papa che dopo il miracolo eucaristico di Bolsena (1263), l’anno seguente istituì la solennità del Corpus Domini, estendendone l’obbligo della celebrazione, processione compresa, a tutta la Chiesa.
Come ci testimonia oggi San Paolo nella seconda lettura (1Cor 11,23-26), fin dai primi tempi la Chiesa ha capito l’importanza fondamentale del memoriale della passione, morte e risurrezione del Signore per la sua stessa esistenza. Pur non essendo presente all’ultima cena, l’Apostolo delle genti si premura di ‘trasmettere’ fedelmente quanto egli stesso ‘aveva ricevuto’. Al momento della sua conversione la celebrazione eucaristica era già una consuetudine ben radicata.  Per gli eventi dell’ultima cena egli fa riferimento a Luca. Nel suo racconto è ben evidente come attraverso quei gesti Gesù intendesse rinnovare l’alleanza antica. Chi mangia e beve l’Eucaristia entra in comunione con il Signore risorto, vivo e presente in mezzo a noi, in attesa del suo ritorno glorioso alla fine dei tempi.
Ieri, come oggi, nell’assiduità dello spezzare del pane (At 2,42) la Chiesa cresce, si rafforza, si rinnova e si diffonde nel mondo. Come per i discepoli di Emmaus  (Lc 24,35), in questo incontro con il suo Signore essa viene trasformata e trova ogni giorno la grazia per conformarsi al Vangelo e la forza della fedeltà alla missione affidatale dal Signore Gesù. 
Nel brano del Vangelo di oggi, dopo aver predicato il regno di Dio alle folle e guarito molti malati, Gesù dice provocatoriamente agli Apostoli: “Voi stessi date loro da mangiare”. Ovviamente non si tratta soltanto di rifocillare la folla che lo aveva seguito in quel luogo isolato e distante dai centri abitati, ma di continuare la sua missione. La moltiplicazione dei pani e dei pesci è annuncio e anticipazione dell’offerta che Gesù farà di se stesso nell’ultima cena e sulla croce, ma è anche la rivelazione della modalità attraverso la quale gli Apostoli potranno continuare la sua missione. L’evangelista annota che alla fine raccolsero dodici ceste di pezzi avanzati, una cesta per ciascun Apostolo, dentro la quale avrebbero trovato il necessario per la missione che li attendeva dopo la Pentecoste. L’Eucaristia è quindi una via privilegiata per la missione della Chiesa.
La conclusione di Luca va ben oltre il tema della missione apostolica. In quel: “Tutti mangiarono a sazietà” l’Eucaristia diventa la risposta di Dio a tutti i bisogni dell’uomo. In essa si riassumono tutte le grazie che Dio comunica all’uomo, soprattutto quel bisogno di eternità che alberga nel cuore di ciascuno e che nessuno riesce a soddisfare pienamente. “Non di solo pane vivrà l'uomo” (Mt 4,4) disse Gesù al demonio che lo tentava nel deserto. Ora che gustiamo l’Eucaristia, sappiamo che in quel momento  si riferiva al pane degli Angeli,  diventato anche per noi “cibo di vita eterna” (Gv 6,27ss).
Celebrare l’Eucaristia significa quindi fare memoria del sacrificio del Signore Gesù sulla croce, nel quale viene rinnovata l’alleanza antica, diventare una sola cosa con lui del gesto mangiare, annunciare il banchetto escatologico e “rendere grazie” a Dio per tutto ciò che ci ha donato: il creato, la vita e soprattutto la grazia della salvezza.
Canta San Tommaso d’Aquino nell’Adoro te devote: “Quia te contemplans totum deficit”, “perché quando ti contemplo tutto viene meno”. Ciò che ci viene donato nell’Eucaristia non è assolutamente paragonabile a qualsiasi altro bene che possiamo desiderare o disporre nella nostra vita terrena. A Carlo Acutis, giovane adolescente innamorato di Gesù nell’Eucaristia morto prematuramente, sono stati sufficienti i suoi 15 anni di vita per capire che “Più Eucarestia riceveremo e più diventeremo simili a Gesù e già su questa terra pregusteremo il Paradiso”. E noi di quanto tempo abbiamo ancora bisogno per capire che senza l’Eucaristia non siamo del tutto cristiani e non si può vivere? Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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