giovedì 13 aprile 2017

LA VOCE DI MANTOVA/95

Giotto, Bacio di Giuda, Cappella degli Scrovegni - Padova
Nostro fratello Giuda
Era il Giovedì santo di 59 anni fa, quando don Primo Mazzolari nella sua omelia coniava l’espressione: “nostro fratello Giuda”, per esortare i fedeli di Bozzolo a non vergognarsi di una tale fratellanza per le tante volte in cui ciascuno a modo suo nella sua vita ha tradito Gesù. Giuda Iscariota rimane uno dei personaggi più misteriosi della Bibbia e dell’intera storia umana. Non fu scelto da Gesù, ma
è stato lui a proporsi come apostolo. Più volte respinto, alla fine fu accolto contro voglia dal Signore per le insistenze di qualcuno del gruppo apostolico di cui Giuda aveva carpito la stima. Sapeva infatti leggere, scrivere e far di conto, competenze a quel tempo non comuni e che potevano risultare utili. Un servilismo il suo, che non è mai diventato adesione di cuore e di mente ai valori evangelici. Badava soltanto al proprio tornaconto, sempre pronto a saltare sul carro del vincitore.  Nonostante il disonore del tradimento di cui si è macchiato, nel Vangelo viene sempre ricordato insieme agli altri undici apostoli. Giovanni dice che era anche “ladro”, perché a suo dire si appropriava delle offerte (cfr. Gv 12,6). Arrivati a Gerusalemme dopo la risurrezione di Lazzaro e resosi conto che i capi del popolo e i sommi sacerdoti erano determinati a mettere a morte Gesù e stroncare una volta per tutte il movimento di coloro che lo seguivano, Giuda non esitò a cercare i contatti giusti per tradire. Gesù tentò in tutti i modi e fino all’ultimo di dissuaderlo, senza riuscirvi. Nel corso della storia non sono mancati i tentativi di riscattare Giuda dall’infamia del traditore. Secondo il “Vangelo di Giuda”, un testo apocrifo egiziano del terzo secolo, l’apostolo avrebbe accettato il ruolo del traditore per permettere a Gesù di essere esaltato, come in un gioco delle parti che lo scagionerebbe da responsabilità personali. Tema ripreso anche da Giuseppe Berto nel suo ultimo romanzo “La gloria” (1978). Altri ancora, vedi per esempio in “Jesus Christ Superstar” (il musical è del 1970, il film del 1973), hanno descritto un Giuda in buona fede, cioè convinto che la morte di Gesù fosse il male minore per evitare altri scenari molto più tragici. Rimanendo nel contesto evangelico, sorprende come Gesù se lo sia portato dietro fin dentro al cenacolo, uno dei momenti più solenni di tutta la sua vita terrena. Giovanni giustifica la scelta del Maestro come l’ennesimo atto di accettazione della volontà divina: ”Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno” (Gv 13,18). E’ lo stesso evangelista a evidenziare subito dopo la compromissione del traditore con satana: “dopo il boccone, Satana entrò in lui … Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte” (13,27.30). Nel tradimento di Giuda si ripropone il “misterium iniquitatis”, e cioè quel legame dell’uomo con il Male già visto in occasione del peccato originale. L’uomo è consapevole della gravità dell’atto commesso e delle sue conseguenze, ma ormai incapace a rimediare. Quello che in Giuda sembra un pentimento (cfr. Mt 27,3-5) è invece la “disperazione” di chi si vede condannato alla perdizione e destinato all’inferno. Patire il tradimento faceva parte del destino di Gesù, per lui fu una delle sofferenze più pesanti da sopportare e con essa ha voluto caricarsi tutti i tradimenti e i tradimenti di tutti. Ma la cosa più inquietante rimane il fatto che Gesù abbia voluto portarsi Giuda fin dentro al cenacolo, dove l’ombra del tradimento si allunga sull’Eucaristia e sulla Chiesa. Il problema non è la fragilità personale con cui dovremo convivere per sempre, ma quando il tradimento diventa istituzionale, come nel caso di Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei ‘Legionari di Cristo’ morto nel 2008. Falsamente considerato un santo, con la complicità dei suoi più stretti collaboratori ha condotto una doppia vita, abusando di giovani seminaristi e mantenendo una compagna da cui ha avuto pure due figli. E se una simile menzogna e complicità nel nascondere la verità contagiasse i massimi vertici della Chiesa, chi ci libererà da una tale sventura? Soltanto Gesù Cristo in persona.  
Marco Belladelli. 
  
(pubblicato su LA VOCE DI MANTOVA del  13/04/2017).

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