giovedì 21 gennaio 2016

Il Vangelo della salute del 24/01/2016

Gesù insegna nella sinagoga di Nazareth, pannello ligneo policromo del soffitto dipinto,
seconda metà del XII secolo, chiesa di San Martino, Zillis, Svizzera
III Domenica del tempo Ordinario “C”
Oggi si è compiuta questa Scrittura.
Dal Vangelo secondo Luca.  (1,1-4; 4,14-21).  
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella

sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».  Parola del Signore.

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Oggi iniziamo con alcuni pensieri di introduzione al Vangelo di Luca, che ci accompagnerà per tutto il 2016, soprattutto nel tempo ordinario. Cominciamo col dire chi è Luca. Citato più volte tra i discepoli di S. Paolo, sappiamo che non è ebreo e che di professione fa il medico (cfr Col 4,14). Molto probabilmente era un discepolo, che ha conosciuto Gesù, uno dei due che lo ha riconosciuto a Emmaus.  Sant’Ireneo di Lione nel II lo indica, secolo secondo la tradizione, come l’autore del terzo Vangelo e del libro degli Atti degli Apostoli.
La sua opera è il primo segno del passaggio della fede cristiana dal contesto culturale giudaico-cristiano a quello ellenistico-pagano, senza che vi sia stato il tradimento del “depositum fidei”, anzi si è trattato di uno straordinario arricchimento.
L’introduzione del vangelo, riportata oggi dalla liturgia, evidenzia la mentalità greco-ellenistica dell’autore del terzo vangelo. Luca si comporta come uno storico del suo tempo, dichiarando fin dall’inizio lo scopo del suo scritto e il metodo seguito: “anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”. Oggi diremmo che Luca ha proceduto con metodo scientifico (le ricerche accurate,  il resoconto ordinato), ascoltando e intervistando i diretti testimoni dei fatti. 
L’originalità di Luca non finisce qui. Dobbiamo alle sue indagini i racconti sull’infanzia di Gesù, tante parabole molto importanti, come per esempio quella del Buon Samaritano, del Figliol Prodigo e tanti episodi evangelici che non trovano riscontro in nessuno altro testo del Nuovo testamento, come Zaccheo, il pubblicano, il buon ladrone, il racconto di Marta e Maria che accolgono amichevolmente Gesù in casa loro, e per finire la straordinaria esperienza pasquale dei discepoli di Emmaus. Ha poi completato l’annuncio evangelico con un secondo libro, gli Atti degli Apostoli, detto anche il Vangelo della Chiesa.
Se il suo stile letterario risente della cultura greca, quando riporta le parole di Gesù diventa scrupolosamente e puntigliosamente semita.
Dopo i primi due capitoli tradizionalmente chiamati “vangelo dell’infanzia”, il testo si struttura in tre grandi parti: il ministero di Gesù in Galilea (3,1 -9,50), il viaggio verso Gerusalemme (9,51 – 19,27), il ministero a Gerusalemme, comprendente anche la passione, morte e risurrezione (19,28 – 24,53).
Il destinatario dell’opera è l’ illustre Teòfilo citato nel prologo. Più che un personaggio storico, probabilmente si tratta di un artificio letterario per indicare tutti gli uomini di buona volontà, sinceramente in ricerca di Dio. Infatti, più che omaggiare l’uomo, lo scopo di Luca è di confermarlo nella fede: “in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”. Vengono in mente anche le parole che Gesù dice a Pietro durante l’ultima cena: “e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (22,32), dalle quali si capisce che il fine di Luca è unicamente ed esclusivamente la “solidità” della fede del Teofilo (letteralmente: amico/amante di Dio) di turno.
La sua teologia. Fin dai primi capitoli Luca presenta Gesù come il Signore, cioè il Figlio di Dio Risorto, vivo e presente in mezzo a noi, oggi come ieri, operante nella storia dell’umanità e di ciascuno di noi individualmente.
Un altro titolo che ricorre spesso è quello di “salvatore” (in greco: swthr), abitualmente attribuito all’Imperatore quando al termine delle campagne di conquista, entrava trionfalmente a Roma, portandosi al seguito schiavi e bottino, risorse umane e materiali, che sarebbero servite a soddisfare i bisogni e i capricci dell’opulenta Capitale. Per Luca è Gesù il vero Salvatore, venuto a riscattare i poveri, i diseredati ed ogni uomo dalle sue schiavitù. E’ lui che, come dice il magnificat, “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili; ricolma di beni gli affamati e rimanda a mani vuote i ricchi.” (1,52-53). Un’evidente valenza “politica” del suo messaggio, per la forza, la chiarezza e l’insistenza con cui sottolinea l’attualità e la potenza di questa azione di salvezza di Gesù, ugualmente valida e senza nessuna differenza tra quanto è successo duemila anni fa e quello che succede oggi a noi.
Va anche detto che è pure il Vangelo di Maria, ma anche il Vangelo della Misericordia divina, del discepolato, della preghiera, dell’attenzione ai poveri e di tante altre realtà che trovano fondamento nella viva e reale presenza di Gesù in mezzo a noi, in ogni istante della vita, per salvarci, per condurci verso la casa del Padre misericordioso, come il figliol prodigo.
Questo è anche il senso della rivelazione di Gesù nella sinagoga di Nazaret, narrataci oggi nel brano evangelico: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Un “oggi” che si prolunga fino a noi, nel quale Gesù si rivela come colui che riscatta poveri, prigionieri, oppressi ed handicappati. Con lui inizia l’anno di grazia del Signore, per noi in modo particolare anno straordinario della Misericordia. Quando ascoltiamo il Vangelo, soprattutto durante la liturgia, siamo resi partecipi della novità e dell’attualità del regno di Dio presente in mezzo a noi.
Quale sarà la nostra reazione? Di imperturbabile indifferenza, oppure di ilare diffidenza? Di freddo e razionale distacco, oppure di untuosa e interessata devozione? Di sincera accoglienza e di umile sottomissione, oppure di furente rifiuto?
Buona Domenica!
 don Marco Belladelli.

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