giovedì 14 gennaio 2016

Il Vangelo della salute del 17/01/2016

Paolo Veronese,  Le nozze di Cana (particolare) 1562-63; museo del Louvre, Parigi.
II Domenica del Tempo Ordinario “C”
Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio
dei segni compiuti da Gesù.
 Dal Vangelo secondo giovanni  (2,1-12).  
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore.

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Come annunciato nel giorno dell’Epifania, fino al Mercoledì delle Ceneri, che quest’anno cade il 10 Febbraio, siamo nella prima parte del Tempo Ordinario, caratterizzato dal colore verde dei paramenti. Le altre particolarità le indicherò quando inizia la seconda parte, dopo la Pentecoste.
Oggi la liturgia ci propone nel vangelo il racconto delle nozze di Cana, uno dei tre episodi in cui si articola la celebrazione dell’Epifania. Infatti, come dice l’evangelista Giovanni, con questo miracolo Gesù completa la sua manifestazione, a cui fa seguito la fede dei discepoli: “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.
A prima vista, quello di Cana sembra un miracolo un po’ gratuito. A che serve offrire vino buono in abbondanza alla fine di un banchetto nuziale, quando gli invitati hanno già bevuto molto?
Attraverso il segno dell’acqua cambiata in vino, operato nel contesto di un banchetto nuziale, Gesù si manifesta non più come uno dei tanti invitati, ma come il vero “Sposo”. Il matrimonio, a cui anche noi siamo invitati perché suoi discepoli, non è quello tra un uomo e una donna qualsiasi, ma tra Dio e l’umanità. La presenza di Gesù tra gli uomini è presenza stessa di Dio. L’uomo e Dio ritrovano la via della comunione in un modo tanto concreto e tanto forte, come mai avremmo immaginato. Allora, il commento finale di Giovanni, secondo cui Gesù “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui è l’inizio dell’opera di salvezza divina. Questa allora è la vera ragione della festa, nella quale ovviamente siamo coinvolti anche noi in prima persona, perché la salvezza è realtà quanto mai attuale.
Papa Francesco, nelle sue catechesi ha l’abitudine di porre delle domande ai suoi interlocutori. Anche noi allora oggi interroghiamoci sul significato di questo “matrimonio”, che sancisce la nostra ritrovata comunione con Dio. E’ il mistero della Misericordia che si manifesta, cioè di quell’amore tenace di Dio che non molla davanti a niente e nessuno, fino a quando ha riportato all’ovile anche l’ultima delle sue creature smarrite (cfr Mt 18,12ss; Lc 15,4ss). Interroghiamoci anche sulla manifestazione della gloria di Gesù. In che cosa consiste, se non nel perpetuarsi nel tempo e in ogni parte del mondo della sua missione: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita . Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30).
Un ultimo pensiero sull’intervento di Maria, che sembra quasi costringere un Gesù reticente a fare un miracolo contro voglia. Non si tratta di un gesto d’invadenza, ma di un atto di discernimento circa il momento storico in cui questo mistero di salvezza doveva manifestarsi. E’ lei ad informare il Figlio che gli uomini ormai “Non hanno vino”. E’ sempre lei a raccomandare ai servi: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Un intervento che mette in evidenza lo speciale compito di mediatrice di Maria a nostro favore. La presenza di Maria tra di noi è sempre un invito a fare con più fedeltà e umiltà ciò che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo, perché siamo sempre a rischio che nel frattempo sia venuto a mancare il vino, cioè sia venuto meno il nostro rapporto con Dio:  di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana”, tanto da non avere più né forza né energie spirituali per il presente ed essere del tutto disorientati per il futuro.
Non è mia intenzione fare del terrorismo psicologico, ma credo sia opportuno fermarsi a riflettere sui tempi che stiamo vivendo e sui segni che li caratterizzano, per discernere, aiutati da Maria, quale sia la volontà di Dio per ciascuno di noi e più in generale per la Chiesa e per tutta l’umanità oggi. Siamo prossimi ad una sua svolta storica importante, caratterizzata da una nuova manifestazione della gloria di Dio. Alle straordinarie difficoltà di oggi, seguirà un tempo di grazia come non si è mai visto prima. Prepariamoci allora a partecipare al banchetto di nozze dell’Agnello: “Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!” (Ap. 19,9).
Buona Domenica!
 don Marco Belladelli.

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