lunedì 4 gennaio 2016

Il Vangelo della salute del 06/01/2016

Andrea Mantegna, Adorazione dei Magi.
        Il Vangelo della salute
nella solennità dell’Epifania del Signore
Siamo venuti dall'oriente per adorare il re
 Dal Vangelo secondo Matteo  (2,1-12). 
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore.
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Da dove sono sbucati questi misteriosi personaggi che improvvisamente compaiono nella Gerusalemme di duemila anni fa, attirando su di sé le attenzioni di tutti? Sorprende soprattutto la ragione della loro presenza: “Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella, e siamo venuti ad adorarlo.” Matteo non aveva motivo d’inventarsi la comparsa dei Magi, tanto sbalorditiva, quanto improbabile, per due motivi:
1°: giunti a Gerusalemme questi misteriosi personaggi non attesi vengono portati davanti al re in persona, Erode il grande, perché cercano “colui che è nato, il Re dei Giudei”, quindi non si è trattato di un evento marginale, ma ha coinvolto le più alte autorità del tempo;
2°: sono stati indotti ad intraprendere questo viaggio, tanto da lasciare i loro paesi lontani, da una stella comparsa nel cielo, rivelatrice di questo grande evento, la nascita del Re dei re, il Signore di tutti i popoli della terra.
I Magi sono venuti per un'unica ragione, per adorarlo. Essi sono i primi di una lunga e interminabile schiera di uomini e donne, di ogni luogo, tempo e condizione umana, ad offrire il loro omaggio al Re dei re, al Figlio del Dio vivente, al Signore dell’universo. Dio si è fatto uomo non soltanto per i Giudei, ma per ogni uomo. I Giudei, invece, pur sapendo tutto del Messia e della sua venuta, non si sono mossi di un passo.
Nell’epifania viene annunciato che la salvezza realizzata da Gesù, il Messia, con la sua morte e risurrezione sarà universale, per tutti gli uomini: “quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).
Oggi celebriamo questo mistero, la rivelazione del Figlio di Dio a tutti gli uomini, come dice S. Paolo, nella seconda lettura: “come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, … che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo” (Ef 3,3.6), Tutti coloro che cercano Dio, ora lo possono incontrare, perché si è fatto uomo come noi, uno di noi. In questo modo Dio arriva al cuore di tutti.
Com’è può Dio superare i tanti ostacoli, chiusure, resistenze, rifiuti, che in molti casi si trasformano in una vera e propria lotta di contrapposizione da parte dell’uomo nei suoi confronti? Tutto questo “non può nulla contro l'oceano di misericordia che inonda il nostro mondo” (Papa Francesco) con la venuta di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo. Come i Magi misteriosamente sono arrivati fino alla grotta di Betlemme, seguendo la stella, così Dio raggiungerà il cuore di ogni uomo: ogni uomo vedrà la salvezza di Dio (Lc 3,6).
Noi invece “che già lo abbiamo conosciuto per la fede”, siamo invitati a “contemplare la grandezza della tua gloria”. Dice san Tommaso D’Aquino nell’inno eucaristico da lui composto, Adoro te devote: “Quia te contemplas, totum deficit”, quando contemplo te tutto viene meno. Contemplare vuol dire saper stare alla presenza di Dio con umiltà e amore, senza nascondersi, senza cercare una scappatoia o una via di fuga, ma pienamente abbandonati  lasciarsi attrarre dalla forza del suo amore. Significa fissare il nostro cuore in Dio vivo e presente a noi, cioè amarlo con tutte le nostre forze, più di ogni altra cosa. Questo amore è anche “conoscenza”, che gradualmente si trasforma in “comunione” sempre più profonda, l’orizzonte ultimo della nostra fede.
Niente a che vedere con il moralismo peloso e presuntuoso di una falsa buona coscienza che non ha da rimproverarsi, né tantomeno con il dogmatismo di chi si è impossessato dell’autorità divina per spadroneggiare su gli altri a proprio vantaggio.
La vita di comunione con Dio non è un privilegio per pochi, ma è offerto a tutti, perché Egli non fa preferenza di persone. La via più diretta per giungere a contemplare la gloria di Dio ce la indicano i Magi, i quali “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”.
Nel contesto liturgico dell’Epifania si manifesta anche il mistero della Chiesa e la sua dimensione missionaria. Essa è chiamata a far risplendere nel mondo la luce di Cristo, riflettendola in se stessa come la luna riflette la luce del sole.” (Benedetto XVI, omelia Epifania 2006). Mi auguro che tutti siamo capaci di adorazione, per poi riflettere, come dei bravi missionari, la luce della gloria del Figlio di Dio sul mondo.
Buona Epifania!
 don Marco Belladelli.

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