venerdì 29 aprile 2011

TESTAMENTO BIOLOGICO/2

Testamento biologico, il punto.
Dopo la lettera inviata dal Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, a tutti i deputati del PdL, perché votino compatti la legge sulle D.A.T. (Dichiarazioni anticipate di trattamento, dette anche ‘testamento biologico’) in
discussione alla Camera dei Deputati dai primi del Marzo scorso, il dibattito parlamentare ha subito un’improvvisa accelerazione. E’ stato l’UDC, Pier Ferdinado Casini, a proporre l’inversione dell’ordine del giorno dei lavori, immediatamente approvato dall’Assemblea di Montecitorio, per anticipare l’esame della suddetta legge. L’opposizione scandalizzata si straccia le vesti, per un provvedimento che non condivide, a cui si oppone strenuamente e, a suo dire, fatto in questo preciso momento sulla pelle dei poveri ammalati, strumentalmente utilizzati dalla maggioranza di governo per assicurarsi nelle prossime elezioni amministrative l’appoggio della Chiesa. Al di là del solito teatrino della politica, seguendo il quale non si cava un ragno dal buco, proviamo a fare il punto della situazione. Dopo i casi di Piergiorgio Welby, morto il 26 Dicembre 2006 per un chiaro atto di eutanasia da lui esplicitamente richiesto, e di Eluana Englaro, morta il 9 Febbraio del 2009 per la sospensione di idratazione e alimentazione artificiali, legittimata dall’autorità giudiziaria su richiesta del padre, e le furenti polemiche che li hanno accompagnati, tutti convennero sulla necessità di riempire il vuoto legislativo in merito alle problematiche riguardanti il fine vita, che oggi molto spesso si presentano alla coscienza dei singoli cittadini e degli operatori sanitari in modo molto complesso e conflittuale. I punti nodali della legge attualmente in discussione alla Camera sono i seguenti. Alimentazione e idratazione non sono delle terapie, e quindi non si devo sospendere, se non nei casi in cui dovessero risultare non più efficaci o addirittura danneggiare il paziente. La legge riguarda i pazienti in stato vegetativo e chi si trova «nell’incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze». Le D.A.T. sono valide solo se espresse nelle forme previste dalla legge: cioè  in forma scritta o dattiloscritta con la firma autografa del paziente. Vengono pertanto esclusi video o ricostruzioni postume. Non sono tuttavia vincolanti per il medico, a cui spetta la decisione finale. Non vi sarà un ufficio dedicato per la raccolta delle D.A.T. e ai pazienti in stato vegetativo sarà comunque garantita l’assistenza ospedaliera, residenziale o domiciliare, prevista nei livelli essenziali di assistenza. Se un paziente non dovesse nominare un fiduciario incaricato di tenere i rapporti con il medico, i suoi compiti saranno adempiuti dai familiari, come previsto dal Codice Civile. Le posizioni in campo variano tra chi è favorevole alla legge, perché la considera un valido freno alle derive eutanasiche presenti oggi nella nostra società, e chi invece la osteggia per motivi diversi e paradossalmente anche contrapposti. C’è chi vorrebbe una legge meno restrittiva, perché per esempio ritiene l’idratazione e l’alimentazioni artificiali delle vere e proprie terapie, e chi invece è favorevole all’eutanasia e vorrebbe la totale autodeterminazione di ciascun cittadino nella libertà della propria coscienza, senza nessuna mediazione, tanto meno quella dello Stato. C’è poi chi, pur dichiarandosi contrario all’eutanasia, vede nella legge un cavallo di Troia, che alla fine produrrà l’effetto contrario, come è già accaduto in altri paesi europei. Secondo questi tali l’ordinamento italiano non ha bisogno di una legge sul fine vita, sarebbe, ed è invece necessario censurare e combattere quei magistrati dalle “sentenze creative” e ideologicamente predisposti ad interpretazioni forzate delle leggi vigenti. Il cardinal Bagnasco, Presidente dei Vescovi Italiani, in un intervista di un paio di mesi fa, ha dichiarato che la legge in discussione in parlamento non è una ‘legge cattolica’, ma soltanto un tentativo di governare la realtà, per sottrarla alla discrezionalità giuridica di certi magistrati. Purtroppo il furore polemico che ha accompagnato i casi Welby ed Englaro non si è ancora spento e condiziona pesantemente il dibattito culturale, sociale e politico. In questo clima è facile prevedere che alla fine l’approvazione di questa legge lascerà tutti insoddisfatti.
Don Marco Belladelli.

Pubblicato su LA VOCE DI MANTOVA il 29/04/2011

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