venerdì 29 aprile 2011

SANTI, BEATI E PATRONI

Aprite le porte a Karol, il Grande,
oggi Beato Giovanni Paolo II
Un primo Maggio diverso quest’anno per Roma. La beatificazione di Papa Giovanni Paolo II ruba la scena al tradizionale concerto per la festa del Lavoro in piazza San Giovanni. A soli sei anni dalla sua morte, Karol Wojtyla è
innalzato alla gloria degli altari. Anche questo è un nuovo record, che si va ad aggiungere ai tanti altri che hanno caratterizzato la sua vita. Nato a Wadowice, nel sud della Polonia, il 18/05/1920, a nove anni perde la madre, Emilia, e tre anni dopo anche il fratello maggiore, Edmund il medico, contagiato dalla scarlattina di un paziente che aveva in cura. Nel 1939 si trasferisce con il padre, ex ufficiale dell’esercito asburgico, a Cracovia per frequentare l’università. Intanto i tedeschi invadono la Polonia e comincia la seconda guerra mondiale, particolarmente drammatica per questo paese, stretto nella morsa di due grandi potenze, la Germania di Hitler da una parte e l’Unione Sovietica di Stalin dall’altra. Nel 1941 muore anche il padre e Karol rimane completamente solo, in un mondo ridotto in macerie. Si mantiene agli studi lavorando in una cava di calcare e l’anno seguente entra nel seminario clandestino del cardinal Sapieha, l’arcivescovo di Cracovia. Ordinato sacerdote il 1 Novembre del ’46, viene immediatamente mandato a Roma per il dottorato in teologia. Nel ’48 torna in patria dove, nonostante il regime comunista, intraprende un’intensa attività pastorale, prima in parrocchia e poi all’università. Nel 1958 viene nominato Vescovo ausiliare di Cracovia, cinque anni dopo ne diventa Arcivescovo e nel 1967 è creato Cardinale da Paolo VI. Nel frattempo si è svolto il Concilio Vaticano II, al quale ha partecipato molto attivamente, intessendo molti e intensi rapporti con tanti vescovi di tutto il mondo, facilitato dal fatto di parlare 11 lingue. Dopo la morte improvvisa di Papa Luciani, il 16 Ottobre del 1978 viene eletto Papa con il nome di Giovanni Paolo II. Un pontificato durato quasi 27 anni, il terzo più lungo della storia, durante i quali Karol Wojtyla ha pubblicato 14 lettere encicliche, ha proclamato 482 tra santi e beati, più di tutti i suoi predecessori messi insieme, ha percorso 1.163.865 Km in aereo, con i suoi 104 viaggi apostolici fuori d’Italia e le 146 visite pastorali alle diocesi italiane. Non si può contare invece il numero delle persone che ha incontrato e a cui ha stretto la mano, a cominciare dai potenti della terra, fino ai più umili e diseredati. Così è diventato il protagonista della storia mondiale, riuscendo giorno dopo giorno ad entrare nel cuore di miliardi di donne e di uomini, di qualsiasi parte del mondo, anche di altre religioni e non credenti, come non era mai successo per nessun altro al mondo. Lo si è capito nei giorni successivi alla sua morte, quando milioni di persone hanno sfilato silenziosamente davanti alle sue spoglie, con la stessa partecipazione come se avessero perso una persona cara. Oggi giornali e televisioni fanno a gara nel riportare aneddoti e testimonianze di vip e di sconosciuti che lo hanno incontrato personalmente e raccontano come siano rimasti profondamente colpiti da una personalità tanto straordinaria e unica. Molti attribuiscono questo successo alle sue doti di comunicatore, dimenticando l’essenza della sua vita: la sua fede in Cristo. Le famose parole pronunciate in piazza San Pietro il 22 Ottobre 1978, in occasione della S. Messa di inaugurazione del suo pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo lui lo sa!”, sono, a mio modesto parere, la chiave di lettura di tutta la sua vita. Il primo ad aprire le porte a Cristo è stato lui, Karol Wojtyla, quando a soli nove anni perse la Mamma, e negli anni successivi, uno dopo l’altro, tutti suoi familiari. Chi non si sarebbe ribellato ad un destino così crudele, chi non si sarebbe disperato per tanta solitudine, aggravata dalle umilianti condizioni umane e sociali in cui versava la Polonia per la contemporanea aggressione nazista e sovietica. Ora, da Beato, gli sarà più facile arrivare al cuore di ogni uomo, fino a quando tutti non avranno spalancato le porte a Cristo.
Don Marco Belladelli.

Nessun commento:

Posta un commento