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| Nicolò Barabino, Cristo in trono, S. Maria in fiore - facciata, Firenze. |
XXXIV Domenica del tempo Ordinario “C”
Solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell’universo
“Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Dal Vangelo secondo Luca (23,35-43).
In quel
tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi
invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il
Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e
dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era
anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Parola del Signore.
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Con la riforma liturgica la 34° Domenica del tempo ordinario, ultima dell’anno liturgico, è diventata la solennità di Cristo Re dell’universo. Istituita cento anni fa, nell’Anno Santo del 1925, per coronare un periodo di straordinario fervore apostolico e missionario vissuto dalla Chiesa tra la fine del ‘800 e i primi decenni del ‘900, questa festa prima era celebrata l’ultima Domenica di Ottobre. Con il suo spostamento dopo il Concilio Vaticano II all’ultima Domenica dell’anno liturgico, è stato possibile mettere meglio in evidenza i suoi significati teologico e pastorale.
Nel
Nuovo Testamento il Signore Gesù viene indicato con vari titoli, come Maestro,
Buon Pastore, Figlio dell’uomo, Luce del mondo, Via , Verità e Vita e cosi via.
Quelli che meglio esprimono la sua missione salvifica sono: profeta, sacerdote
e re. Gesù, in quanto Verbo di Dio incarnato, è Profeta perché ci annuncia la Parola di Dio e parla a noi con la
stessa autorità di Dio; è Sacerdote
perché con il sacrifico della croce è diventato l’unico mediatore tra Dio e gli
uomini. La sua regalità consiste nell’esercizio
efficace del potere di cui è stato investito dall’Alto, fin dal suo
concepimento, per instaurare il regno di Dio a salvezza di tutti gli uomini e
in piena sintonia con la volontà del Padre.
Nell’esperienza
d’Israele è Davide il re per antonomasia, scelto da Dio in sostituzione di
Saul, figura del futuro Messia e suo capostipite. Il re governa in nome di Dio
e lo rappresenta in mezzo al popolo. Gesù però è venuto nel mondo non per
restaurare l’antico regno davidico, ma per inaugurare il regno di Dio, regno di
giustizia, di amore e di pace. Nella solennità di Cristo Re dell’universo la
Chiesa celebra la potestà divina del Signore Gesù sulla storia umana, la
raggiunta libertà dell’uomo da tutte le schiavitù che lo opprimono e la
salvezza universale. Tutti partecipiamo alla edificazione del Regno di Dio: ogni
volta che agiamo nel nome di Cristo per convinzione, per imitazione, per
ammirazione o perché ispirato dal Vangelo, anche con il gesto più semplice,
contribuiamo all’edificazione del Regno di Dio e si avvicina la rivelazione della
Signoria universale di Gesù Cristo a tutto il mondo. Di fronte allo scandalo
della croce, alle resistenze che ancora si oppongono all’annuncio del Vangelo,
alla marginalità culturale e sociale della Chiesa e alle difficoltà che essa ha
incontrato e ancora incontra, dentro e fuori di sé, nel suo cammino storico c’è
chi obietta che il Regno di Dio rimane una realtà illusoria, se non addirittura
utopistica. Paradossalmente, nel brano evangelico proposto oggi dalla liturgia,
proprio al Calvario si manifesta tutta la potenza di Gesù, venuto non per
salvare se stesso, ma l’umanità intera. Il racconto di Gesù crocifisso che
perdona il ladrone pentito, per portarlo con sé immediatamente in paradiso, non
è altro che l’esempio più luminoso e straordinario della sua regalità. Nel
momento della sua massima debolezza, quando i suoi avversari ridono di lui e cantano
vittoria, egli manifesta il suo potere divino, riscattando dalla condizione
miserevole di peccatore il più disperato degli uomini, associandolo a sé per
l’eternità. Il potere di Gesù non è mai violenza, coercizione, plagio,
imposizione, condizionamento, sopraffazione o addirittura repressione. E’ il
potere della divina misericordia che libera, non per fare quel che ti pare e
per ritrovarti di lì a poco di nuovo schiavo del tuo egoismo, ma per renderti
capace di quella giustizia, di quell’ amore e di quella pace a cui anela il
cuore di ciascuno e di cui ha tanto bisogno il mondo intero. La salvezza donata
da Cristo e la libertà che ne deriva ha come fine la vita di comunione con Dio
e con i fratelli. Concludiamo con il saluto che anni fa’ si rivolgeva ai
sacerdoti:
CRISTO
REGNI! Risposta: SEMPRE! Buona Domenica!
don
Marco Belladelli.

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