venerdì 14 novembre 2025

Il Vangelo della salute del 16/11/2025

Spianata del tempio di Gerusalemme 

XXXIII Domenica del tempo Ordinario “C”

IX GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Dal Vangelo secondo Luca (21,5-19)

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore.

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Dopo esserci proiettati dentro le cose future, oggi riflettiamo sulla nostra condizione storica dove siamo continuamente messi alla prova da calamità naturali, oppure da guerre, persecuzioni, ingiustizie e conflitti di ogni tipo. L’annuncio della futura distruzione del tempio, che avverrà nel 70 d.C. per mano dell’Imperatore Tito, è l’inizio di un discorso nel quale Gesù non vuole fare del sensazionalismo con anticipazioni sconcertanti, né tanto meno del terrorismo psicologico, ma piuttosto offrire ai discepoli criteri di discernimento e indicazioni sull’atteggiamento da tenere davanti ad eventi sconvolgenti, che fanno dubitare dell’esistenza di Dio, della sua onnipotenza provvidente e mandano in crisi anche la fede più forte.

Mentre alcuni ammiravano la bellezza del tempio, Gesù ne preannuncia la distruzione: “Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta ”. I discepoli, sapendo che Gesù non parla mai a vanvera, chiedono quando questo accadrà e quali saranno i segni premonitori. Egli risponde con tre moniti: “Badate di non lasciarvi ingannare … Non andate dietro a loro! … non vi terrorizzate”.

Il vero problema non sono le calamità naturali o gli eventi storici avversi, quanto piuttosto l’essere ingannati, il lasciarsi prendere dalla paura e addirittura il mettersi al seguito di falsi profeti o idoli. Anche se non nominato esplicitamente, colui che è pronto ad approfittare della nostra debolezza e fragilità per le avversità naturali o storiche a cui siamo sottoposti è satana, il principe della menzogna, il cui obiettivo è separarci da Dio in ogni modo e con qualsiasi mezzo propizio al raggiungimento dello scopo. Se ci lasciamo dominare dalla paura, saremo facili prede dei suoi inganni.

Dopo averci messo in guardia dal pericolo di essere fuorviati, nella seconda parte del brano troviamo due indicazioni positive. Un contesto ostile dal punto di vista esistenziale, sociale e culturale per un cristiano è sempre occasione e luogo per la testimonianza: “Avrete allora occasione di dare testimonianza”. E’ stato così agli inizi della Chiesa, quando i discepoli, fuggiti da Gerusalemme dopo il martirio di Stefano, cominciarono a predicare il Vangelo in Samarìa e nelle altre regioni circostanti nelle quali si erano dispersi (cfr. Atti 8,1ss). E’ così anche per noi oggi, il sacrificio di più di 40 milioni di cristiani nel XX secolo e degli altri 100.000 che ogni anno di questo terzo millennio sono uccisi in odio alla fede, deve essere uno sprone per una più coerente e coraggiosa testimonianza cristiana e per rafforzare la nostra fede, cose entrambe necessarie per rilanciare la presenza e l’azione della Chiesa nel mondo, specialmente in questa nostra Europa sempre più scristianizzata. Le migrazioni degli ultimi decenni di milioni di uomini e donne provenienti dai paesi più poveri del mondo, oltre ad essere l’occasione per esercitare la carità, la forma più alta possibile della testimonianza cristiana, dovranno pure essere anche l’occasione per una loro evangelizzazione.

La testimonianza cristiana ha bisogno di perseveranza: “ Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita ”. Perseverare significa rimanere fermi nella fede anche di fronte al vorticoso divenire degli eventi, soprattutto se funesti. La perseveranza è la tenuta del nostro rapporto con Gesù, per non lasciarci smuovere, né sviare e tanto meno separare dalla comunione di vita con lui: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? – dice San Paolo - Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? … Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.”(Rom 8,35-37). La perseveranza è figlia della Speranza cristiana: virtù che ci insegna a fissare lo sguardo sulle realtà del Cielo, come fondamento della nostra vita terrena. Da essa ci viene la forza necessaria per superare ogni prova e ogni tentazione. Insomma, vivere da cristiani è stato, e continua ad essere, una bella sfida. Come ha detto Gesù “ Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”. (Gv 16,33).

Oggi si celebra anche la IX Giornata Mondiale dei Poveri, voluta da Papa Francesco al termine del Giubileo straordinario della Misericordia. Il messaggio di quest’anno è intonato al tema giubilare della Speranza cristiana: “Promuovendo il bene comune, la nostra responsabilità sociale trae fondamento dal gesto creatore di Dio, che dà a tutti i beni della terra: come questi, così anche i frutti del lavoro dell’uomo devono essere equamente accessibili. Aiutare il povero è infatti questione di giustizia, prima che di carità. Come osserva Sant’Agostino: «Tu dai del pane a chi ha fame, ma sarebbe meglio che nessuno avesse fame, anche se in tal modo non si avrebbe nessuno cui dare. Tu offri dei vestiti a chi è nudo, ma quanto sarebbe meglio se tutti avessero i vestiti e non ci fosse questa indigenza» (Commento a 1Gv, VIII, 5). Auspico dunque che quest’Anno Giubilare possa incentivare lo sviluppo di politiche di contrasto alle antiche e nuove forme di povertà, oltre a nuove iniziative di sostegno e aiuto ai più poveri tra i poveri.”. Una riflessione che orienta il nostro impegno al bene comune della giustizia sociale, con la speranza che il Signore porterà a compimento le carenze della nostra carità fraterna.

Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

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