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Tiziano Vecellio, Pentecoste, 1545/6, S. Maria della Salute - Venezia |
Solennità di Pentecoste “C”
Sgorgheranno fiumi di acqua viva.
Dal vangelo secondo Giovanni (7,37-39). (S. Messa della vigilia).
Nell'ultimo giorno, il grande giorno della
festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: "Se qualcuno ha sete, venga a me, e
beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi
di acqua viva". Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i
credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era
ancora stato glorificato. Parola del Signore.
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Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.
Dal Vangelo secondo Giovanni (14, 15-16. 23-26) (S. Messa del giorno).
In quel tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli
vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a
lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie
parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha
mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo
Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e
vi ricorderà tutto ciò che io
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Nel giorno di Pentecoste si rinnova l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul mondo. Quando S. Paolo dice: “Nessuno può dire: "Gesù è Signore!", se non sotto l'azione dello Spirito Santo” (1Cor 12,3), ci ricorda l’importanza fondamentale dell’azione dello Spirito Santo per la fede cristiana. Nella vita di ciascuno e nella storia di tutta l’umanità non ci sono vie di mezzo, o si è con il Signore Gesù, o si è contro di lui. E si è del Signore e con il Signore soltanto per mezzo allo Spirito. Senza lo Spirito Santo si finisce schiavi del mondo e a vivere secondo i desideri carnali, come dice S. Paolo nella 2° lettura (Rom. 8,8ss). Per capire il significato di questi ammonimenti dell’Apostolo, è sufficiente dare uno sguardo al mondo di oggi, dominato dalla “dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” (Cardinal Ratzinger, omelia Pro eligendo Pontifice”, 18/04/2005).
La festa di Pentecoste è preceduta da una
solenne veglia, nella quale sono proposte diverse letture dell’antico
testamento per attestare la presenza dello Spirito Santo fin dalla fondazione
del mondo e per descrivere oggi la sua fondamentale e incisiva azione nella
Chiesa e nel mondo. Si comincia con il racconto della torre di Babele (Gen
11,1ss), l’alleanza tra Dio e il popolo d’Israele al monte Sinai (Es 19,3ss),
la visione delle ossa aride che riprendono vita (Ez 37,1ss) e si finisce con il
dono dello Spirito di Dio ad ogni uomo secondo la profezia di Gioele (Gl 2,28ss).
Lo Spirito Santo è mandato dal Padre e dal Figlio per la remissione dei peccati
e per riunire tutti gli uomini in una sola famiglia, per la tanto agognata “civiltà dell’amore” (san Paolo VI). E’
lo Spirito che dà la vita e guida l’uomo alla Verità e al Bene, perché è lo
Spirito dell’unico e vero Dio. Quando Gesù grida nel tempio a squarcia gola: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi
crede in me”(Gv 7,37), mentre i sacerdoti stanno compiendo il rito
dell’acqua durante la festa delle Capanne, annuncia il dono dello Spirito Santo
alla Chiesa e al mondo. Lo Spirito Santo è come un fiume d’acqua che disseta e
purifica, ma soprattutto che rinnova tutta la terra (cfr. Sal 104,30). Come
professiamo nel Credo, lo Spirito
Santo “è Signore” come il Padre e il
Figlio, per questo “è adorato e
glorificato”. Lo Spirito Santo è anche colui che “dà la vita” e viene a noi attraverso l’amore di Gesù e l’amore a
Gesù, un amore che quando è vero ci conduce alla pienezza della vita, nelle sue
tre dimensioni, fisica, psicologica e soprattutto quella divina ed eterna. Nel
giorno di Pentecoste celebriamo il compimento della promessa che abbiamo
ascoltato oggi nel vangelo, fatta da Gesù agli Apostoli durante l’ultima cena:
“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un
altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre”. ‘Paraclito’ abitualmente si traduce con “Consolatore”, ma più precisamente
si intende colui che prende le nostre difese davanti a Dio e soprattutto che ci
aiuta e ci assiste nella nostra vita terrena, fino alla piena conversione. Lo
Spirito Santo prende il posto di Gesù nel mondo, è inviato per rimanere con noi
per sempre e lo riconosciamo quando sperimentiamo la sua azione su di noi, che
consiste nel renderci capaci della totale donazione a Dio, sull’esempio di Gesù.
La vita del cristiano infatti o è vita secondo lo Spirito Santo, oppure non è veramente
tale, anche se abbiamo tutto il giorno il rosario in mano. E’ lui che ci plasma
e ci trasforma oltre ogni nostra disponibilità e ragionevolezza, secondo la
Parola di Gesù. E’ un’esperienza complessa da descrivere, che consiste nel
diventare “tempio di Dio” (cfr. 2Cor 6,16), ma semplice da vivere. Quando
inizia la vita secondo lo Spirito siamo così profondamente coinvolti da non
potersi più sottrarre, comincia sempre dall’incontro amoroso della preghiera e
finisce con la carità, quella vera, fatta del dono di sé nel nascondimento,
dove l’imitazione di Gesù è la normalità della vita quotidiana. La vivacità e
la fecondità della Chiesa dipende dalla sua docilità allo Spirito Santo, a
Colui che è Signore e dà la vita. Allora,
come dice S. Paolo ai Tessalonicesi: “Non
spegnete lo Spirito!” (1Tess 5,19), e buona Pentecoste a tutti!
don Marco Belladelli
Grazie don Marco, sempre molto profondo.
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