sabato 10 dicembre 2022

Il Vangelo della salute del 11/12/2022

Caravaggio, Sette opere di misericordia, 1606/7 - Napoli, Pio Monte della Misericordia. 

III Domenica di Avvento - “A”

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

dal vangelo secondo matteo (11, 2-11)

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Parola del Signore.

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Una caratteristica propria di questa Domenica è l’invito alla gioia che oggi troviamo in diversi testi liturgici, nella colletta, nella prima lettura e in particolare nell’antifona d’ingresso, dove sono riportate le parole dell’apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi:

Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto, rallegratevi.” (4,4).

Sempre oggi, dove è possibile, il celebrante indossa paramenti rosacei invece dei soliti violacei del tempo d’Avvento, non per un cedimento alla vanità, ma per evocare le tonalità tenui dell’alba, quando il buio della notte comincia a cedere il passo alla luce del giorno che avanza. Due segni liturgici con cui la Chiesa vuole mettere in evidenza che “il Signore è vicino” (Fil 4,5), una prossimità non soltanto cronologica per l’avvicinarsi del 25 Dicembre, ma soprattutto rivelatrice di una presenza: il Signore è già in mezzo a noi!

Nel Vangelo ritroviamo San Giovanni Battista, già incontrato la scorsa settimana. La sua condizione attuale però è diversa da quando battezzava sulle rive del Giordano e predicava la conversione e la penitenza per preparare il popolo d’Israele alla venuta del Signore. Ora si trova in carcere per mano del re Erode Antipa che,  pur affascinato e attratto dal suo carisma, lo ha fatto arrestare, perché lo accusava pubblicamente di adulterio per essersi unito ad Erodiade, la moglie di suo fratello.

In questo momento nell’animo del Battista, ai toni sferzati e intransigenti della sua predicazione nel deserto di Giuda si è sostituito il dubbio. Sentendo parlare di quello che Gesù fa e dice, manda alcuni discepoli a chiedergli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Egli aveva annunciato un Messia diverso da come Gesù si è presentato, pensava ad un giudice inflessibile, pronto nel nome di Dio a far piazza pulita di tutta la sporcizia che c’era nel mondo, una volta per tutte. Attendeva un Messia “più forte” (Mt 3,11) di se stesso, da tutti riconoscibile, incontrastato, dalla parola potente e altrettanto severo e deciso  nell’agire. 

Gesù invece, pur  raccogliendo consensi tra il popolo, provoca anche tanta resistenza e opposizione, soprattutto nei gruppi sociali e religiosi più influenti, come i sadducei, i farisei e i capi del popolo. Le sue opere sono improntate alla misericordia, più che ad una potente manifestazione di un Dio che mette fine alle ingiustizie e contraddizioni di questo mondo.

Nella sua risposta agli inviati del Battista, Gesù fa riferimento ai segni messianici annunciati dagli antichi profeti, profezie che Giovanni conosceva molto bene. Attraverso quei segni, e cioè la guarigione dei ciechi, dei sordi e degli zoppi, la risurrezione dei morti e l’annuncio del Vangelo ai poveri, Gesù risponde affermativamente alla domanda del suo Precursore, senza però dire apertamente: “Sì, sono io il Messia”, lasciando così al Battista, e a noi, la via della fede come unica possibilità per riconoscere la sua identità messianica.

Nello stesso tempo con i segni messianici, Gesù manifesta che il regno dei cieli, annunciato dal Battista come “vicino”, è già presente e attuale nel suo agire misericordioso, perché questa è l’ora della misericordia e non ancora del giudizio finale.

Se forse ci sembra di avere meno dubbi del Battista sulla persona di Gesù, come Figlio di Dio e Salvatore del mondo, di fronte ai turbamenti provocati da questo nostro tempo, segnato da guerra, pandemia e tanti altri problemi siamo certamente più in difficoltà a riconoscere l’opera misericordiosa di Dio e la sua volontà di salvare l’umanità, mai venuta meno, nonostante tutto. Siamo noi dunque oggi i ciechi, gli zoppi, i sordi da guarire, i morti da risuscitare e i poveri da evangelizzare, che hanno bisogno di fare esperienza della misericordia divina per risvegliare la nostra fede in questo tempo d’Avvento, nel quale siamo chiamati a riscoprire prima di tutto la nostra relazione personale con Dio, che viene a noi nel Signore Gesù. Dove c’è misericordia, qui c’è Dio!

Gesù conclude la sua risposta al Battista con una particolare esclamazione:

E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo! ”, con la quale esalta la fede di chi crede in lui e ammonisce coloro che invece trovano in lui motivo di scandalo.

Nonostante i dubbi e le perplessità nel momento della prigionia, Gesù continua ad avere una grande considerazione del Battista, tanto da affermare alla fine del brano evangelico di oggi che “fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”. La beatitudine è quindi prima di tutto per lui, celebrato come il più grande uomo che sia mai comparso sulla terra per come ha vissuto la sua missione di preparare la via del Signore.

La beatitudine di Gesù è anche per tutti coloro che non si lasciano sviare nella loro fede da fatti, manifestazioni o prese di posizioni che dentro e fuori la Chiesa possono essere motivo di scandalo. Emancipati fin che si vuole, ma di fronte ad esistenze umane sempre più assurde e prive di senso a causa delle proprie scelte, dobbiamo riconoscere che la salvezza per l’uomo può venire soltanto da Dio, e come disse Papa Benedetto XVI nella sua enciclica  ‘Spe salvi’: non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati sino alla fine” (31).

La nostra beatitudine comincia dunque nel momento in cui impareremo a superare lo scandalo di un Dio che ha scelto la via della fragilità umana, e soprattutto della croce, per salvare tutta l’umanità; che si manifesta, e sempre si manifesterà, attraverso le opere di misericordia. Allora il nostro cuore sarà pronto per la gioia della fede, a cui ci invita oggi la liturgia, per il dono abbondante e gratuito della bontà divina riversata nei nostri cuori dal Signore Gesù, sempre vivo e presente in mezzo a noi, attraverso la santa Eucaristia, a cui tra poco ci accosteremo, e attraverso i suoi gesti di infinita misericordia.

Quasi cinquant’anni fa, il Santo Papa Paolo VI ci ricordava che: La gioia di Dio bussa alla porta delle sofferenze fisiche e morali, non certamente per deriderli, ma per compiervi la sua paradossale opera di trasfigurazione” (Esortazione Apostolica Gaudete in Domino).

E così sia!

Ancora un buon Avvento a tutti! don Marco Belladelli.

 

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