venerdì 17 dicembre 2021

Il Vangelo della salute del 19/12/2021

Raffaello Sanzio, Visitazione, 1517, Museo del Prado - Madrid 

IV Domenica d’Avvento, “C”

A che devo che la madre del mio Signore venga a me?

Dal Vangelo secondo Luca  (1,39-48a).
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed

esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore.

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L’incontro tra Maria ed Elisabetta, tradizionalmente noto come ‘la visitazione’, ci permette di entrare con umiltà e semplicità nelle dinamiche del compimento del mistero dell’Incarnazione, per esserne profondamente coinvolti. Nella narrazione di San Luca questo episodio è il punto d’incontro della storia di san Giovanni Battista con quella di Gesù. Il primo è il ‘precursore’ che prepara il popolo alla venuta del Messia; il secondo è l’Inviato di Dio, colui che “è più forte” del profeta stesso, che battezzerà “in Spirito Santo e fuoco”, il Salvatore dell’umanità.

Dopo l’annuncio ricevuto dall’Arcangelo Gabriele, Maria ha “fretta” di incontrare Elisabetta, pur mancando ancora tre mesi alla nascita del Battista. La premura della Santa Vergine non è quindi dovuta a ragioni contingenti, ma ci svela quello che ella sta vivendo in quel particolare momento. Nel suo animo infatti si sovrappongono e si intrecciano sentimenti diversi, come l’emozione del sacro timore per la straordinarietà dell’evento in cui è stata coinvolta, la gioia per il realizzarsi delle promesse messianiche e la fede con cui si è abbandonata alla volontà di Dio, in cerca delle conferme al segno che l’arcangelo Gabriele le ha indicato. Nelle sue condizioni, Maria affronta questo lungo e disagevole viaggio dalla lontana Nazareth, in Galilea, fino ad Aim Karim, piccolo villaggio della Giudea, a sud di Gerusalemme, per constatare di persona quel segno: “Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,36). La maternità di Elisabetta è la conferma che Dio sta operando in lei, la prova provata di essere la “piena di grazia” (Lc 1,28) e la “benedetta tra tutte le donne” (Lc 1,42) e che sta per diventare la Madre del Salvatore.

L’incontro si trasforma in una Pentecoste ante litteram. Il protagonista è infatti lo Spirito Santo, che in un circolo virtuoso attraverso il saluto di Maria viene partecipato prima al piccolo Giovanni, che “esulta di gioia” nel grembo materno, e poi ad Elisabetta che profetizza: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. E’ lei infatti, che sotto l’azione dello Spirito, ci fa conoscere il vero e autentico significato di tutto quello che si sta silenziosamente realizzando dal momento dell’annunciazione in poi: Maria è la “Benedetta fra le donne”, perché “il frutto del suo grembo” è il “mio Signore”. Dopo l’esultanza di Giovanni e di Elisabetta, partecipe del carisma profetico del figlio, alla fine lo Spirito ritorna a Maria, che magnifica Dio come suo “Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva”, e per quello che significherà questo sguardo rivolto alla sua umile serva per tutto il mondo, in ogni momento della storia. 

Anche 0ggi Maria viene a noi per portarci il Salvatore e lo stupore di Santa Elisabetta diventa il nostro stupore: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”. Allo stesso modo Maria ci accompagna fino alla grotta di Betlemme dove, con nostra meraviglia, ci metterà in braccio Gesù, il Figlio di Dio.

Ecco dove e come si conclude il nostro cammino di Avvento. Ecco cosa significa ‘prepararsi al Natale’: essere pronti ad accogliere il Salvatore tra le nostre braccia, conquistati a tanto amore dal cuore materno e immacolato di Maria. Lasciamoci prendere per mano dall’umile serva del Signore. Lei ci condurrà con certezza da Colui che è il nostro Salvatore.

Queste mie riflessioni non sono un cedimento al buonismo dilagante di questi giorni, né tanto meno una estemporanea promozione della sagra dei buoni sentimenti a cui preferiscono adeguarsi coloro che davanti all’opera di Dio nel loro cuore resistono alla grazia della fede. Attraverso queste immagini piene di tenerezza e di stupore intendo focalizzare la mia e la vostra attenzione su quello che ritengo essere l’unico atteggiamento possibile con cui disporsi al Natale ormai alle porte, l’abbandono umile e fiducioso di Maria alla volontà di Dio. Un atteggiamento esemplare e fondamentale per ogni cristiano. Buona Domenica!

don Marco Belladelli 

 

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