lunedì 6 dicembre 2021

Il Vangelo della salute dell' 08/12/2021

La Madonna del soccorso (Forio – Ischia) raffigurata con un bastone nella mano destra, il demonio schiacciato sotto il piede ed un fanciullo che si aggrappa al lembo della sua veste, per ricordare un miracolo del 1306, quando una donna invocò la Vergine affinché liberasse il figlio dal demonio. 
La Madonna esaudì la preghiera della madre ed apparve impugnando un bastone. All’apparir della Madonna il demonio fuggì. Il fanciullo corse a nascondersi tra le pieghe delle vesti della Vergine. 
Un modo suggestivo per rappresentare l’aiuto che Maria ci offre contro il maligno.

Solennità dell’Immacolata Concezione 

della B. V. Maria.

Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce

Dal Vangelo secondo Luca  (1,26-38).

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.

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La solenne celebrazione in onore di Maria nella festa della sua ‘Immacolata Concezione’ rende il nostro cammino di Avvento più intenso e compiuto. Nella preghiera della colletta la liturgia mette in relazione le due realtà: “O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito”.

L’essere stata preservata dal peccato originale non è un privilegio, ma la conseguenza dei meriti del Cristo morto e risorto. Maria è ‘Immacolata Concezione’ per diventare una ‘degna dimora’ del Figlio di Dio, che viene in mezzo a noi per salvare tutta l’umanità, a cominciare dalla sua Santa Madre. Nel tempo d’Avvento Dio prepara anche noi a diventare oggi una degna dimora del suo Figlio, Gesù. Infatti, nella festa dell’Immacolata Concezione celebriamo una insperata e definitiva sconfitta del male e di tutte le sue negative conseguenze per la vita di ogni uomo, perché, tolti di mezzo gli ostacoli altrimenti insuperabili, possiamo andare incontro al Signore che viene.

Il racconto del castigo divino dopo il peccato originale, proposto nella 1° lettura (Gen 3,1ss), ci porta alle origini del mondo. Le sue immagini però rappresentano una realtà quanto mai attuale per tutti gli uomini, e cioè la comune condizione di peccatori. Gli esiti della disobbedienza di Adamo ed Eva sono drammatici per l’umanità. Quando sente i passi di Dio nel giardino dell’Eden, l’uomo si nasconde da lui per sottrarsi dalla sua presenza, dal suo sguardo, fino a rifiutare il suo amore, come se si trattasse di un nemico. D’ora in poi tutta la sua vita sarà condizionata dall’inganno diabolico, che gli impedisce di sentire la vicinanza di Dio e, contrariamente da quanto gli era stato promesso, si ritrova nell’impossibilità di dominare il diffondersi incontrollato del male.

Alla condizione di peccatori, per l’uomo e la donna si assommano altri castighi che non vengono elencati nel brano oggi proclamato, come i conflitti relazionali, la schiavitù del lavoro e tutte le altre sofferenze spirituali, morali e fisiche del vivere terreno.

Benedetto XVI ha definito il peccato originale “una goccia di veleno” che ammorba tutta l’esistenza, tanto da farci pensare che “…  il male in fondo sia buono, che di esso, almeno un po', noi abbiamo bisogno per sperimentare la pienezza dell'essere”. Con il peccato originale il male sembra diventato una “necessità” per essere autenticamente uomini. Un’affermazione che solo al pensarla ci ripugna. Eppure se abbiamo l’onestà di analizzare a fondo la nostra vita, ci accorgiamo che la nostra compromissione con il male è in qualche modo ‘voluta’, come una necessità per essere pienamente uomini e donne, soprattutto in questo nostro tempo. Non è forse vero che per omologare comportamenti personali e sociali eccessivi, ben al di là dei dieci comandamenti e del buon senso comune ricorriamo alla categoria dell’ “umano”, come ad un denominatore comune che tutto giustifica? Tutti siamo quotidianamente testimoni della presenza del male in mezzo a noi e della sofferenza che esso provoca, a volte nei panni delle vittime, altre volte invece in quelli dei carnefici, dentro ad un circolo vizioso che ci risulta impossibile spezzare. Il contagio del male non risparmia niente e nessuno. L’uomo, nella sua nudità, non vive più in armonia con il creato, lo deturpa e ne diventa vittima, madre natura si trasforma in una matrigna e la storia umana è sempre più piena di ogni genere di atrocità, violenza e corruzione, cause a loro volta di ingiustizie, conflitti, sopraffazioni e altrettanta sofferenza, senza soluzione di continuità. Per non parlare poi degli egoismi, delle malizie e delle cattiverie che lacerano le relazioni interpersonali. A questo triste quadro si aggiunge tutto quello che ci fa più paura, e cioè le malattie, la morte e tutte le esperienze di perdita, materiali o morali, disseminate nella nostra esistenza terrena. Nessuno sfugge al vortice distruttivo del male. E’ uno scontro impari.

Ma la cosa ancora più assurda è che ad innescare questo processo disgregativo sia stata la nostra complicità, che una volta concessa ci scopriamo incapaci di interrompere, essa procede autonomamente per produrre tutti gli effetti che purtroppo conosciamo bene. Non ci resta che gridare con l’apostolo Paolo: “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!” (Rom 7,24-25). Sarebbe infatti una battaglia persa, se non fosse per l’infinita Misericordia di Dio Padre, che dopo aver pronunciato la condanna, immediatamente promette la salvezza: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15).

Questo testo, comunemente noto come il ‘protoevangelo’, annuncia la venuta di  Gesù Cristo e la sua vittoria sul male. In esso si fa anche esplicito riferimento alla “donna”, la Madre di tutti i viventi, e al suo pieno coinvolgimento in questo scontro nel gesto di schiacciare la testa del serpente. Soltanto per mezzo di Gesù Cristo e del suo sacrifico sulla croce, cioè soltanto per grazia di Dio, è stato possibile disinnescare questo processo diabolico di annientamento a cui sarebbe stata destinata l’intera umanità. Maria, Immacolata Concezione, è la primizia e la certezza della vittoria contro il male. Maria è la “nuova Eva”, che dice “sì” a Dio sempre e soltanto per sua grazia, rendendo così possibile l’opera della redenzione, cioè la venuta di Gesù nel mondo, la definitiva sconfitta del male e il ritorno dell’uomo alla piena comunione con Dio. Per la sua connaturale solidarietà con ogni uomo, in quanto creatura, nella purezza di cuore di Maria e nella sua libertà dal peccato è anticipato il nostro “sì” a Dio e il nostro riscatto dalla condizione di peccatori. La sua “maternità” va ben oltre la generazione di Gesù, risolvendosi in una sollecitudine per ciascuno di noi, perché nessuno vada perduto (cfr. Gv 6,12; 18,9). Una premura del tutto unica che predispone ciascuno di noi a ciò che chiediamo ogni giorno nella preghiera del Padre nostro: “sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra”. La pietà popolare ha rappresentato l’Immacolata Concezione prendendo spunto in parte dal protovangelo, di cui abbiamo appena parlato, e in parte dalla visione dell’Apocalisse della “donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle” (Ap. 12,1). L’immagine che ne è derivata esprime due aspetti importanti della nostra esperienza spirituale, il sicuro riscatto dell’umanità da ogni legame con il male e la pienezza di grazia per il nostro altrettanto certo ritorno a Dio Padre.  Simboli, che nella loro immediatezza, hanno la capacità di far sentire tutti partecipi di questo mistero. Nessuno di noi è nato senza peccato originale, ma in Maria, Immacolata Concezione, tutti ci riconosciamo orientati a quella beatitudine che rappresenta la sintesi e il vertice del nostro cammino di fede: “beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Maria, Immacolata Concezione è annuncio del trionfo del suo cuore immacolato, quando secondo i piani di Dio ella schiaccerà la testa del serpente. In questo giorno di festa facciamo nostra l’umile e fiduciosa preghiera con cui la pietà popolare si rivolge a Maria, Immacolata Concezione, per invocare il suo aiuto nei pericoli della vita di ogni giorno: “O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te!”. Questa nostra celebrazione in suo onore rafforzi la nostra speranza e ci ottenga il suo materno aiuto nelle difficoltà quotidiane per vivere sempre in sintonia con la divina volontà. Buona festa dell’Immacolata a tutti!

don Marco Belladelli.

 

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