domenica 1 dicembre 2019

Il Vangelo della salute del 01/12/2019

Raffaello Sanzio, apparizione di Dio a Noè, 1511 - Vatican City 
I Domenica di Avvento - “A”
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo 
DAL VANGELO SECONDO MATTEO, (24, 37-44)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Parola del Signore.
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Il tempo d’Avvento comprende le quattro domeniche che precedono il 25 Dicembre e si conclude la vigilia di Natale, quando la liturgia annuncia:
Prope est iam Dominus! Venite ad oremus. Il Signore è ormai vicino! Venite adoriamo.
I segni caratteristici di questo periodo liturgico sono il colore violaceo dei paramenti e la ormai tradizionale corona d’Avvento, frequentemente presente anche in luoghi che non hanno niente a che vedere con il culto. Composta da rami di sempreverde intrecciati su cui sono fissate quattro candele, in genere di colore rosso, progressivamente accese una dopo l’altra di domenica in domenica, indica le tappe di avvicinamento al Natale e il cammino interiore di preparazione alla celebrazione del mistero dell’incarnazione.
Nell’antifona d’ingresso della 1° Domenica il Salmo 25(24) ci apre ai contenuti della spiritualità dell’Avvento:  
A te, Signore, elèvo l'anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso”.
Da secoli la Chiesa inizia ogni anno il ciclo celebrativo dei misteri della salvezza da questo commovente slancio di elevazione spirituale, nel quale si riconosce assolutamente dipendente da Dio. Essa deve tutto a Dio e vive unicamente e totalmente in Lui e per Lui. “Mio Dio mio tutto”, come pregava quotidianamente San Francesco. L’avvento è per eccellenza il tempo nel quale si evidenzia l’importanza fondamentale del rapporto dell’uomo con Dio, nella sua vitale essenzialità.
Ogni celebrazione festiva o feriale è un continuo invito a fissare lo sguardo e tutto il proprio essere unicamente su Dio. Attraverso un’attenta vigilanza, vissuta nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio, essa si prepara per un nuovo incontro con il suo Signore, nel contesto di una quotidiana fedeltà.
Contemplando il mistero della venuta di Gesù nell’umiltà della carne e attendendo il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi, la Chiesa riscopre la propria origine, la propria natura umano/divina, la sua missione nel mondo e il senso del suo cammino storico come luogo in cui si compie la sua elevazione e glorificazione. Anche se tante volte questo cammino assomiglia più ad un vagabondare o a una carambola senza senso, attraverso di esso ogni anima va incontro al proprio Signore, Salvatore e Redentore, ma soprattutto come “Sposo”. Un’unione a cui tutti aneliamo per soddisfare il vitale desiderio di comunione che alberga nel profondo del nostro cuore.
Nell’avvento allora celebriamo il mistero del Dio già venuto tra noi, del suo venire ogni giorno incontro a ciascuno di noi e l’attesa della sua ultima e definitiva venuta. L’esperienza quotidiana della viva presenza del Signore in mezzo a noi, dono dello Spirito Santo, rafforza nel credente il primato della Speranza, confermandolo nella certezza della salvezza operata per noi dal Signore Gesù e accrescendo in lui il desiderio delle realtà future e definitive.
Pur nella diversità dei tre cicli in cui si articola la liturgia festiva: A, B e C , a cui corrisponde la lettura continuata di uno dei tre vangeli sinottici, rispettivamente Matteo, che ci accompagnerà quest’anno, Marco e Luca, ogni Domenica di Avvento propone un tema specifico di riflessione. Quello della prima Domenica è il vegliare.
Nel brano evangelico di oggi Matteo afferma con forza  che “il Signore verrà!”, anche se non sappiamo quando. Il testo però ci dice con un esempio come si realizzerà questa venuta: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo ”. Noè, personaggio lontano nel tempo, diventa straordinariamente attuale per il suo rapporto con Dio. Mentre tutti gli altri uomini continuavano a fare le solite cose di sempre, senza capire il senso di quanto stava per accadere e per questo non si sono accorti di nulla, Noè invece aveva intuito che qualcosa di diverso sarebbe successo. Per questo ha costruito l’arca e al momento opportuno vi è entrato. Il valore aggiunto della sua comprensione delle cose, che poi ha influenzato le sue scelte e il suo agire, fino ad immaginare quel qualcosa di nuovo a cui i suoi contemporanei non pensavano minimamente, è stata la sua fede in Dio. Perché non si ripeta la stessa situazione che “non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti”, dobbiamo vegliare, cioè stare svegli.
Vegliare significa soprattutto pregare, pregare incessantemente senza stancarsi, ma anche, come dice San Paolo nella lettera ai Romani, comportarsi onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestiti invece del Signore Gesù Cristo, (cfr Rom 13,14).
Come nei giorni di Noè, anche la prossima venuta del Signore rappresenterà un momento di giudizio, con la definitiva separazione del bene dal male. Non sarà possibile più nessuna giustificazione, nessun “ma”, né “però” … Siamo avvisati. Per questo nel vegliare è compreso anche il recupero di una condotta di vita onesta, alla quale ci esorta l’Apostolo Paolo nella seconda lettura. La parabola del ladro è in questo senso molto significativa. Quando subiamo un furto, ci rendiamo conto di quanto siamo poco accorti e avveduti. Può sembrare terrorismo psicologico, invece dobbiamo accogliere il monito di Gesù nel suo vero significato: come un preciso invito a fare di Dio il centro della nostra vita.
L’Avvento 2019 è una nuova e straordinaria opportunità che ci viene offerta nel segno della grazia per crescere nel nostro rapporto con Dio fino al “mio Dio, mio tutto!” di francescana memoria. Buon Avvento!

don Marco Belladelli.

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