giovedì 25 luglio 2019

Il Vangelo della salute del 28/07/2019

Marko Rupnik, Basilica del S. Rosario, Lourdes. 
XVII Domenica del Tempo Ordinario, “C”.
Chiedete e vi sarà dato.
Dal Vangelo secondo Luca  (11, 1-13).
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Parola del Signore. 

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Domenica scorsa Gesù ci ha insegnato qual è “la parte migliore” che ci può capitare nella vita e che non ci sarà tolta, e cioè accogliere la sua persona e ascoltare dalla sua bocca la Parola di Dio. Questo è possibile soltanto per mezzo della preghiera. Vedendo con quanta frequenza Gesù si ritirasse a pregare, i discepoli gli chiedono: “Signore, insegnaci a pregare”. Una richiesta incoraggiata anche dall’esempio del Battista, che aveva insegnato a pregare a quanti lo seguivano.
Molto probabilmente qualsiasi altro Maestro avrebbe cominciato dalla teoria, spiegando che cos’è la preghiera, a che cosa serve, per poi passare alla pratica, cioè alle sue varie forme ed espressioni. Gesù invece mette immediatamente sulle labbra e nel cuore dei discepoli il Padre nostro. Luca tralascia l’aggettivo possessivo, ma non la sostanza.  
La preghiera ci introduce all’esperienza della paternità divina, una relazione del tutto simile a quella che Gesù stesso ha con Dio. In questa relazione personale Dio si rivela a noi come il Padre “nostro”, cioè di ciascuno di noi e di tutta l’umanità, nessuno escluso. Scopriamo la sua onnipotenza creatrice, origine e termine dell’esistenza di ogni creatura. Sperimentiamo la sua provvidenza che governa l’universo e la storia, l’aiuto con il quale ci sostiene in ogni istante della nostra vita, la sua misericordia che ci perdona, e soprattutto il suo amore infinito con cui ci attira a sé, fino a quando saremo liberamente e con altrettanta magnanimità capaci di ricambiarlo.
Il Padre nostro di Luca è più essenziale di quello di Matteo, la cui formulazione è quella adottata dalla liturgia della Chiesa. Dopo la lode (sia santificato il tuo nome) e la celebrazione dell’opera di salvezza realizzata per mezzo di Gesù (venga il tuo regno), seguono tre richieste, che rappresentano le cose a noi più necessarie alla vita umana: il pane quotidiano, il perdono dei peccati e la difesa dalle insidie del maligno.
La parabola e gli insegnamenti che seguono sono un invito a chiedere con insistenza, sicuri che Dio non mancherà di esaudirci: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono”.
La preghiera ci è necessaria come l’aria che respiriamo. Non si può essere cristiani senza pregare, perché senza preghiera non c’è relazione con Dio, non c’è esperienza di Dio, quindi non c’è la possibilità della fede. La preghiera cristiana non va quindi confusa con un generico moto spirituale dell’anima verso il trascendente o il numinoso, né tanto meno con un devozionismo autoreferenziale, espressione dell’innato senso religioso proprio di ogni uomo. La preghiera cristiana è per Gesù, con Gesù e in Gesù, cioè è un dono suo, la viviamo sempre insieme con lui, perché siamo “sue membra” (1Cor 12,12). La preghiera del cristiano è dono  dello Spirito Santo che prega in noi, lo Spirito di Gesù, nel quale Dio ci riconoscerà come suoi veri figli, ad immagine e somiglianza del Figlio suo Gesù. E diventeremo pieni di grazia come Maria, cioè capaci di conoscere e fare la volontà di Dio in ogni momento della nostra vita. Buona Domenica! 
don Marco Belladelli.

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