sabato 28 luglio 2018

Il Vangelo della salute del 29/07/2018

Raffaellino del Garbo (1466-1524) - Moltiplicazione dei pani e dei pesci, 
dettaglio - affresco staccato - Chiesa di Sant'Antonino, Firenze

XVII Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano
Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 1-15)
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore.

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Lasciamo per alcune Domeniche il testo di Marco per quello di Giovanni, di cui verranno proclamati brani tratti dal VI capitolo che inizia con il racconto della moltiplicazione dei pani e continua con il discorso sul “Pane di vita  nella sinagoga di Cafarnao.
Il contesto ambientale è molto simile a quello evocato da Marco la scorsa domenica, cioè “una grande folla”che “veniva da lui” non solo dalla Galilea e lo inseguiva da una sponda all’altra del mare di Tiberiade. La folla viene per ascoltarlo e per esser guarita. Non immagina neppure lontanamente di poter anche essere sfamata.
Nel racconto della moltiplicazione dei pani dei pesci Giovanni evidenzia due particolari importanti che illuminano tutto l’episodio: prima di tutto che “Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei”, e poi che Gesù “sapeva bene quello che stava per fare”. Dettagli non casuali che anticipano il contesto dell’ultima cena, quando con la stessa consapevolezza Gesù istituisce l’eucaristia e si prepara al dono totale di sé al Padre: “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.” (Gv 13,1). 
Dopo aver provocato i discepoli su come dare da mangiare a tanta gente, Gesù prende l’iniziativa e, rese grazie a Dio, cominciò a distribuire pani e pesci ai cinquemila e più presenti, “finché ne vollero”, tanto che alla fine furono riempiti dodici canestri “con i pezzi avanzati”. Nel segno dell’abbondanza del pane è annunciato il grande sacramento dell’Eucaristia, che da oltre duemila anni è al cuore stesso del mistero della Chiesa e del mondo intero. In esso Gesù si è fatto nostro cibo dell’anima e del corpo per trasformarci a sua immagine e somiglianza.
La moltitudine di uomini e donne seduti sull’erba e abbondantemente saziati, evoca una condizione di beatitudine paradisiaca, nella quale Dio provvedeva a tutte le necessità dell’uomo, e verso la quale l’umanità è orientata con la edificazione del regno di Dio sulla terra. Dopo il peccato originale, l’uomo è stato condannato alla fatica del procurarsi il cibo quotidiano e all’umiliazione della morte (cfr Gen 3,17-19). Soltanto Dio poteva risollevarlo da queste due condizioni miserevoli. Gesù, dopo aver mostrato in più occasione di potersi prendere cura di tutte le infermità dell’uomo, ora si rivela capace anche di provvedere alla necessità materiali, come il pane quotidiano.
Quando Dio ha messo mano alla creazione, sapeva bene ciò che stava per fare e si compiacque della sua opera come di una “cosa molto buona.” (Gen 1,31). Anche Gesù ormai sa molto bene perché si è fatto uomo e che cosa è venuto a fare sulla terra. Non è un caso infatti che questo segno avvenga in prossimità della Pasqua. La moltiplicazione dei pani e dei pesci rivela con straordinaria chiarezza la volontà di Dio di salvare l’uomo e il mondo attraverso la passione, morte e risurrezione di Gesù, nella quale, oltre la provvidente e generosa bontà di Dio, che già abbiamo sperimentato nell’atto creativo, riconosciamo l’incommensurabile misericordia divina, che viene in soccorso alla nostra debolezza e fragilità.
Misericordia e Provvidenza sono inseparabili e vengono a noi insieme. La Provvidenza divina ci ha messo a disposizione una tale abbondanza di risorse, di cui nella stragrande maggioranza dei casi non conosciamo ancora le dimensioni e le potenzialità. Così ci affanniamo ad accumulare beni e ricchezze, incuranti degli squilibri, delle disuguaglianze e delle ingiustizie che causiamo. Il tanto benessere di questi ultimi tempi ci ha resi ancora più egoisti, fino a sentirci minacciati dal pericolo di perdere improvvisamente tutto e di ritrovarci nella miseria più nera. La recente e grave crisi economica ha accentuato gli egoismi, a cominciare da chi ci governa. La divina Provvidenza ci indica esattamente la direzione opposta: soltanto nella generosità e nel soccorso agli ultimi si crea nuova e abbondante ricchezza per tutti.  Ma per realizzare questo è necessario un cuore pieno di misericordia. 
Buona Domenica!
 don Marco Belladelli.

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