sabato 3 giugno 2017

Il Vangelo della salute del 04/06/2017

El Greco, Pentecoste, 1600, Museo del Prado, Madrid.
Solennità di Pentecoste “A”
S. Messa della vigilia
Sgorgheranno fiumi di acqua viva.
 DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (7,37-39).  Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: "Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva". Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato. Parola del Signore.
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S. Messa del giorno
Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi:
ricevete lo Spirito Santo.
 DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI  (20, 19-23). La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui
perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Parola del Signore.
La solennità di Pentecoste meriterebbe ben altro risalto pastorale e liturgico. Penso per esempio al clima di attesa che si crea con la novena al Natale, all’intensità spirituale con cui ci si prepara a vivere la Pasqua. Purtroppo la Pentecoste molto spesso si confonde con una qualsiasi Domenica del calendario e nella riforma liturgica è stata pure eliminata l’ottava che accompagna tutte le più importanti feste cristiane. Così lo Spirito Santo rimane per molto cristiani il Dio sconosciuto, come lo ha definito il grande teologo il Cardinal Hans Urs Von Balthasar.
Quando parliamo dello Spirito Santo, parliamo del mistero di Dio. Lo Spirito Santo è la terza Persona della SS. Trinità e non può essere relegato a devozione personale. La genericità del titolo, nel senso che Spirito Santo lo si può dire anche del Padre e del Figlio, non può giustificare la svalutazione del valore e dell’opera, assolutamente fondamentali per la storia della salvezza e per la fede cristiana. Si dovrebbe cominciare con il dare molta più enfasi alla celebrazione vigiliare e magari pensare pure di reintrodurre nel calendario liturgico l’ottava.
Cominciamo la nostra riflessione dal testo della S. Messa della vigilia. Al capitolo 7 di Giovanni Gesù paragona lo Spirito Santo all’acqua che disseta. Siamo a Gerusalemme, nel giorno solenne della festa delle Capanne, quando il Sommo Sacerdote processionalmente andava ad attingere l’acqua alla piscina di Siloe per poi versarla oltre le mura della città. Quel gesto voleva significare che della feconda abbondanza d’Israele avrebbero goduto anche tutte le nazioni del mondo. Per la folla era quella l’occasione per lasciarsi prendere da un entusiasmo messianico, che spesso sconfinava nel fanatismo. In quel preciso momento Gesù, ritto in piedi in mezzo alla folla, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me” (Gv 7,37-38) riferendosi al dono dello Spirito che sarebbe stato effuso sul mondo dopo la sua risurrezione. Lui stesso ne è la sorgente e colui che ne beve sarà a sua volta dispensatore dello Spirito presso tutti gli uomini.
Il simbolo dell’acqua fa riferimento alla vita. Senza di essa infatti non c’è vita (cfr Gen 2,4bss). L’acqua viva di Gesù però non è semplicemente l’elemento naturale necessario alla vita vegetativa umana e infraumana. L’acqua viva di Gesù è lo Spirito Santo, la cui azione è finalizzata a rendere la nostra vita divina ed eterna, liberandola dai limiti della caducità e dalla corruzione a cui è sottoposta nell’ordine della natura.
La Pentecoste, in quanto compimento di quella salvezza che Gesù ci ha acquistato a prezzo del suo sangue, è in strettissima relazione con la Pasqua. Lo Spirito Santo è donato perché ogni uomo creda che Gesù è il Figlio di Dio, venuto nel mondo “perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). L’annuncio profetico di Gv 7 si realizza il giorno di Pasqua nel cenacolo, quando Gesù risorto soffia sugli apostoli e dice loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Dio Padre all’inizio della creazione aveva soffiato l’alito di vita nelle narici dell’uomo (Gen 2,7), ora il Cristo risorto, il nuovo Adamo, alita su gli Apostoli e dona lo Spirito Santo per liberare definitivamente l’uomo dal peccato, dalle sue conseguenze, e soprattutto renderlo partecipe della sua stessa vita di risorto. Questa è la pienezza della vita.
Non c’è niente che possa arrestare l’azione dello Spirito. La sua opera la si riconosce in tutto ciò che da semplicemente umano si trasforma in amore di Dio e per Dio, assumendo le caratteristiche dell’agape, cioè di un’offerta di vita in tutto e per tutto simile a quella di Gesù per ciascuno di noi. Mi vengono in mente tanti fratelli e sorelle che quotidianamente fanno dell’amore di Gesù il paradigma della loro vita, umilmente, in silenzio. Del resto, come disse Gesù a Nicodemo: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). E’ stato così ieri, è così oggi e lo sarà per sempre.
Veni, creator Spiritus,
mentes tuorum visita,
imple superna gratia
quae tu creasti pectora.
Vieni, Spirito creatore, visita le menti dei tuoi fedeli
e riempi delle tua grazia divina i cuori a cui tu hai dato vita!
Buona Pentecoste a tutti, oggi e sempre!
don Marco Belladelli.


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