venerdì 8 aprile 2016

Il Vangelo della salute del 10/04/2016

Apparizione di Gesù sul lago di Galilea, miniatura del Monte Athos
III Domenica di Pasqua “C”
Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce
 Dal Vangelo secondo Giovanni  Gv (21, 1-19)
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore.

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Il tempo di Pasqua dura cinquanta giorni, più della Quaresima, per farci capire l’importanza fondamentale della risurrezione del Signore per la nostra fede. Come dice S. Paolo: “se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede (cfr 1Cor 15,17). Tutti abbiamo bisogno di essere confermati che “La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori.” (Benedetto XVI, IV Convegno della Chiesa italiana, Verona Ottobre 2006). Inoltre abbiamo bisogno di capire per quale via sia possibile oggi fare l’esperienza del Signore risorto.
Oggi il brano evangelico ci presenta un’altra apparizione di Gesù agli Apostoli. Il racconto suscita tanti interrogativi negli esegeti per la collocazione in appendice a Giovanni e per lo stile diverso, anche se i contenuti sono in sintonia con il contesto del vangelo in cui è inserito. 
L’episodio è ambientato in Galilea, presso il lago di Tiberiade, dove, secondo Marco e Matteo, Gesù aveva dato appuntamento ai discepoli: “Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea, là mi vedranno” (Cfr Mt 28,10 e Mc 16,8). L’autore parla di terza ed ultima apparizione, dimenticandone una. Forse perché, secondo lui, le due apparizioni nel cenacolo agli Apostoli, quella della sera di pasqua senza Tomaso e quella di otto giorni dopo con lui presente, sono la stessa cosa?
Il racconto è pieno di simbolismi: i sette apostoli presenti, cinque individuati e due no, l’unica barca di Pietro, il numero dei pesci pescati, la rete che non si è spezzata. Tutti elementi con un evidente significato ecclesiale, come se si facesse riferimento alla condizione futura di coloro seguiranno Gesù dopo l’ascensione.
Per fare l’esperienza del Signore risorto, prima di tutto bisogna riconoscerlo presente in mezzo a noi attraverso l’obbedienza alla sua Parola, anche quando quello che ci è chiesto può sembrare umanamente irragionevole o addirittura assurdo: “(Gesù) disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci.”. L’altro elemento che ce lo fa riconoscere è l’amore per Lui che la sua presenza suscita nei nostri cuori: “Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!»”. Il nostro amore è la risposta all’attrazione che lui esercita sui nostri cuori (cfr Gv 12,32). E per finire c’è il segno sacramentale del mangiare insieme con lui, secondo quanto egli stesso ci ha comandato di fare: “Fate questo in memoria di me”.
Seguendo questo percorso abbiamo la certezza di fare l’esperienza del Risorto come gli Apostoli e i discepoli duemila anni fa, sentendo nel cuore la conferma della fede: “nessuno dei discepoli osava domandargli:  «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore”. Un’esperienza tanto forte, che non ha bisogno di verifiche e tanto meno di prove provate.
Il racconto si conclude con le tre famose domande di Gesù a Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?», che evocano il triplice rinnegamento dell’Apostolo durante la passione, a cui segue il mandato di guidare la Chiesa: «Pasci i miei agnelli».
Anche in questo caso gli esegeti si sono trovati davanti ad un vero rompicapo per scoprire il suo vero significato di questo episodio, cercando analogie in altri brani biblici.
Il tema è quello del ministero petrino e del suo primato nella Chiesa, in cui però non mi voglio addentrare. Mi limito a sottolineare che qualsiasi missione e ministero nella Chiesa si fonda unicamente ed esclusivamente sull’ amore a Gesù. Qualsiasi altra ragione o motivazione, alla fine stravolge la natura del mandato e il suo esercizio.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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