mercoledì 3 aprile 2013

Il Vangelo della salute della Pasqua di risurrezione

Piero della Francesca, Risurrezione di Cristo
Pasqua di Risurrezione “C”
Prima Lettura  Dagli Atti degli Apostoli  (10, 34a. 37-43)
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui
dopo la sua risurrezione dei morti.
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in

Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». Parola di Dio.

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Dal vangelo secondo Giovanni  (20, 1-9)
Egli doveva risuscitare dai morti.
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore.

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Cari amici, siamo a Pasqua. Dalla prima lettura, in cui si racconta della visita di san Pietro al Centurione Cornelio e alla sua famiglia, comprendiamo che l’annuncio della risurrezione del Signore non è per tutti, come il Natale, quando anche il più insensibile degli uomini si intenerisce davanti al mistero della vita nascente. La Pasqua è un’esperienza personale, forte e coinvolgente, fino a determinare la trasformazione profonda di tutta la nostra vita, prima dello spirito e poi di tutte le altre dimensioni, fino ai comportamenti.
Essa comincia con l’inquietudine per un sepolcro vuoto. Sì, perché un sepolcro vuoto e più inquietante di un sepolcro pieno. Davanti ad esso ci chiediamo che cosa è successo? La morte per l’uomo è la realtà più umiliante che possa esistere. Violarne la sacralità con la profanazione del sepolcro è ancora più sconcertante.
Perché un cadavere può risultare tanto scomodo, da non lasciarlo in pace nemmeno dopo la morte? Questi, più o meno dovevano essere i pensieri di Pietro, mentre correva al sepolcro per rendersi conto di persona di che cosa fosse successo, dopo che le donne avevano riferito di averlo trovato aperto e vuoto, e affermato che Gesù era risorto. Costatato di persona che le cose stavano realmente così, rimane ancora più perplesso. A Giovanni invece è bastato vedere le bende non manomesse, cioè intatte come le aveva lasciate al momento della sepoltura, ma sgonfie perché prive del cadavere, per credere: “e vide e credette”. Pietro ha bisogno di prove molto di più solide e concrete. Nemmeno poteva immaginare che cosa significasse “risuscitare dai morti”. Già il ritorno alla vita mortale sarebbe inquietante. Qualche anno dopo, Pietro racconta a Cornelio tutto il bene che Gesù ha fatto, come è stato ucciso e come Dio lo ha risuscitato dai morti, perché: “noi siamo testimoni di tutte le cose”. Come è avvenuto questo passaggio, dall’inquietudine per il sepolcro vuoto, al diventare testimone del risorto?
Abbiamo bisogno di lasciarci guidare dalle Scritture, per guardare verso orizzonti per noi imperscrutabili e sconosciuti, come l’agire, il sentire e il pensiero di Dio.
Abbiamo bisogno dello stesso intuito di Giovanni, cioè di un cuore sempre aperto a Gesù, per accogliere qualcosa di così grande e straordinario, come la risurrezione dai morti.
Se è vivo, come oggi ci testimoniano gli Apostoli, vuol dire che prima o poi anche noi lo incontreremo.
Lo incontreremo prima di tutto come amore infinito di misericordia che dalla croce di Gesù scende nel nostro cuore per aprirci ad una nuova vita.  
Lo incontreremo sulla nostra strada, come gli Apostoli nel cenacolo o come i discepoli di Emmaus nella locanda, e impareremo a riconoscere come tutto attorno a noi, anche il più piccolo segno, ci parli della sua viva presenza accanto a noi. Non sappiamo quando, ma siamo certi che avverrà.  
Quando ci arrenderemo al suo amore misericordioso, impareremo a vedere ciò che c’è realmente da vedere, e a credere come ha creduto il Discepolo che Lui amava, e diventeremo testimoni del Signore risorto.
BUONA PASQUA A TUTTI !!!
don Marco Belladelli.

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