giovedì 17 novembre 2011

I SEGNI DELLO SPIRITO - Dicembre 2011/Gennaio 2012


2012 – 2013: ANNO DELLA FEDE
Nel primo altare a sinistra della basilica di San Benedetto Po di Mantova c’è un quadro che raffigura la fede come una donna vestita di azzurro e di un manto rosso, avvolta di luce e con la testa nascosta tra le nuvole. Con l’indice della mano destra addita il cielo e con la sinistra regge il calice eucaristico, tra i Santi Benedetto e Scolastica, Mauro e Simeone. Se cinquecento anni fa
con questa immagine si volevano esortare gli uomini di quel tempo all’abbandono più totale in Dio, fino alla rinuncia di ragionare con la propria testa, oggi le cose sono molto cambiate. 
E’ il Papa stesso a riconoscerlo nella lettera d’indizione dell’ “Anno della Fede”, che inizierà l’11 Ottobre 2012, cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e ventesimo della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, e si concluderà Domenica 24 Novembre 2013, festa di Cristo Re. Ciò che più lo preoccupa è il fatto che per molti la fede non è più il presupposto fondamentale della vita. Sono sempre meno coloro che condividono i valori da essa derivati che per secoli hanno rappresentato la base della convivenza sociale. A suo dire poi, molti cristiani sono più preoccupati delle conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, che non di rafforzare le ragioni comuni del credere, considerandole erroneamente come qualcosa di ovvio e di scontato. Un siluro al tanto decantato “Progetto culturale” della CEI di ruiniana memoria? Sorprende infine l’accorato appello rivolto ai Vescovi per l’unità con il Successore di Pietro, come se oggi questa comunione non fosse più così salda come lo è stata in passato. Sono di ieri le neanche troppo velate reazioni di alcuni Vescovi contro Benedetto XVI in occasione della liberalizzazione della celebrazione dei sacramenti secondo il rito tridentino e della rimozione della scomunica ai Vescovi ordinati da Mons. Lefebvre. Dopo due encicliche sulla carità: “Deus Caritas Est”, e sulla speranza: “Spe Salvi”, c’era d’attendersi un terzo intervento dedicato alla fede, per completare il discorso sulle tre virtù teologali. Benedetto XVI ha posto la riscoperta della fede come una delle priorità del suo pontificato. Negli Atti degli Apostoli è presentata come “una porta sempre aperta”, che introduce alla comunione con Dio e come un cammino che dura tutta la vita. Per riscoprire il gusto di nutrirsi della Parola di Dio e del Pane di vita, è urgente però una profonda conversione di tutta la Chiesa. Sarà utile rivisitare la sua storia, non soltanto nel solco della santità, ma anche nel segno del peccato, per riconoscere presenti in noi oggi quegli stessi errori che già in passato hanno sfregiato il volto della Chiesa, e suscitare nel cuore dei credenti il desiderio di un vero cambiamento. Ci attendono tredici mesi tutti dedicati alla fede, da presentare ai fedeli come forza e bellezza di vita. Attraverso la pubblica professione nelle Cattedrali, nelle chiese, nelle proprie case e in società, i credenti diventeranno più consapevoli della loro fede e della necessità di educare in essa le nuove generazioni. Infine, ricordando di avere una particolare attenzione anche per coloro che sono in sincera ricerca della fede in Dio, Ratzinger indica nel Catechismo della Chiesa Cattolica l’unico strumento valido per favorire la crescita nella fede del Popolo di Dio. Già Paolo VI nel 1967 aveva adottato una simile iniziativa al termine del Concilio Vaticano II, preoccupato per le difficoltà che i mutamenti sociali e culturali, già molto evidenti, avrebbero rappresentato per l’unità della fede nella Chiesa. Strano a dirsi, ma per la Chiesa una delle problematiche più imbarazzanti degli ultimi cinquant’anni è stata proprio sull’interpretazione dei documenti conciliari. Ecco perché il Santo Padre non perde occasione per ribadire che l’unico criterio interpretativo del Concilio è quello della continuità con il passato e non quello della rottura. Di fronte ad una crisi di fede che non ha precedenti, Benedetto XVI guarda all’ “Anno della fede” non come alla solita celebrazione devozionale di routine, ma come alla premessa di un vero e proprio nuovo inizio, come lo fu duemila anni fa la prima evangelizzazione apostolica.
don Marco Belladelli.

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