venerdì 27 ottobre 2023

Il Vangelo della salute del 29/10/2023

Gesù e il buon Ladrone (particolare) Città del Vaticano. 

XXX Domenica del Tempo Ordinario, “A”

Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso

DAL VANGELO SECONDO MATTEO (22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello:

“Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del Signore.

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Dopo gli erodiani e i farisei, che hanno sfidato Gesù sull’insidioso terreno socio-politico del tributo a Cesare, e il fallito tentativo dei sadducei, che lo hanno provocato con il loro pezzo forte, la questione della risurrezione dei morti a cui essi non credono, è di nuovo il turno dei farisei, che vanno a scomodare un eminente dottore della legge, vera autorità nel suo campo, per interrogare Gesù su quale fosse il più grande dei comandamenti, una delle questioni più importanti tra quelle dibattute nelle scuole rabbiniche del tempo: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”.

Per soddisfare l’osservanza scrupolosa della legge mosaica, cioè i dieci comandamenti, in tutti i suoi ambiti ed esigenze era stata coniugata in seicentotrenta precetti, il cui adempimento garantiva la fedeltà all’alleanza con Dio, e quindi la vera religione. Di fronte a un numero tanto elevato di norme e prescrizioni, sorse però in seguito la necessità di fissare delle priorità, per distinguere ciò che è fondamentale da ciò che non lo è. Ecco da dove scaturisce la domanda del Maestro delle Legge sul comandamento principale.

Il confronto tra le diverse scuole rabbiniche aveva attribuito il primato al terzo comandamento, quello del riposo sabbatico, tradotto poi da noi cristiani nel “Ricordati di santificare le feste”. L’astensione da ogni attività umana a favore dell’adempimento dei propri obblighi religiosi di preghiera in famiglia e in sinagoga, rappresentava per i farisei l’atto religioso e morale più alto e solenne a cui fosse chiamato il pio ebreo, da cui hanno origine le numerose e aspre polemiche riportate dai vangeli per il mancato rispetto di questo comandamento (cfr. Mt 12,1ss.; Mc 2,23ss; 3,2ss; Lc 6,1ss.; 6,6ss; 13,10ss.; 14,1ss.; Gv 5,9ss.; 7,23ss.; 9,14ss.). 

Gesù risponde in modo diretto e chiaro, senza lasciare spazio ai suoi interlocutori per fraintendimenti, equivoci e repliche, citando dal Deuteronomio un passaggio dello “Shemà Israel!” (Ascolta Israele!), testo usato dagli Ebrei come preghiera quotidiana, nel quale si dice: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”, (Deut 6,5), facendo poi seguire la citazione del Levitico per il secondo comandamento: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (19,18).

Al di là di ogni considerazione legata più strettamente al tema della legge e al contesto particolare in cui si svolge questa rinnovata sfida tra Gesù e i farisei, l’indicazione del comandamento dell’amore di Dio e del prossimo, come sintesi della legge antica e orizzonte della novità del Regno di Dio, rappresenta il culmine e il vertice della predicazione e del ministero di Gesù.

Dal discorso della montagna (capp. 5-7) in poi, Matteo, con la sua narrazione ha confermato quello che Gesù aveva affermato all’inizio di quel discorso: “Non pensate che io sia venuto per abolire la Legge e i Profeti, non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (5,17). Come ulteriormente testimoniato nella parabola del giudizio finale (Mt 25,31ss.), con cui ci confronteremo tra qualche Domenica, nell’amore di Dio e del prossimo, tutti gli uomini e le donne di ogni tempo e luogo, credenti e non credenti, trovano il senso, la realizzazione e il compimento della propria vita. Come dice anche S. Giacomo nella sua Lettera, la vera religione consiste nel soccorrere poveri e bisognosi, mossi nel profondo del nostro cuore dal desiderio di onorare e amare Dio: “Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.” (Gc 1,27).

Buona Domenica!

don Marco Belladelli.

 

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