sabato 20 febbraio 2021

Il Vangelo della salute del 21/02/2021

Le tentazioni di Cristo, miniatura 1411-16, Museo di Condé, Chantilly. 

I Domenica di Quaresima “B”

Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli.

Dal Vangelo secondo Marco (1,12-15).   
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Parola del Signore.  

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E’ tradizione cominciare il cammino quaresimale insieme a Gesù che sospinto dallo Spirito Santo va nel deserto per essere tentato da Satana dopo quaranta giorni di digiuno. Se è vero, come ci insegna il libro dell’Esodo, che il deserto è il luogo dove l’uomo s’incontra con Dio, secondo la Genesi è anche l’ambiente più ostico per la vita dell’uomo (cfr. Gen 2,4b-5). Uno dei tanti paradossi della bibbia.

Marco sottolinea che Gesù va nel deserto non per scelta propria, ma perché ‘costretto’ dallo Spirito Santo, sceso su di lui in ‘forma corporea’ in occasione del battesimo del Battista al Giordano. Una ‘forzatura’ evidenziata dal verbo usato abitualmente negli esorcismi operati da Gesù per descrivere la cacciata dei demoni. Questo particolare ci rivela il legame vincolante tra Gesù e lo Spirito Santo, anche quando non è esplicitamente nominato, è sempre presente e protagonista di tutto quello che Gesù è, fa e dice. Nella sua vita tutto è determinato dallo Spirito Santo, a cominciare dal suo concepimento (cfr. Lc 1, 35), fino alla sua morte in croce, come evidenziato dalla liturgia nella preghiera che il sacerdote recita a bassa voce mentre il popolo prega l’Agnello di Dio”: “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo, …” (riti di comunione). Ora, sotto la sua ‘spinta’, raccolto in preghiera e fortificato dal digiuno, Gesù si prepara a dire “” a Dio fino “alla morte, e alla morte di croce” (Fil 2,8). Durante questo tempo Gesù passa in rassegna tutta la storia dell’umanità, quella passata e quella futura, facendo propria la vicenda umana di ciascuno nella preghiera. Dopo questa visione egli si confronta con quella che sarà la sua vita terrena fino ai giorni della passione, morte e risurrezione. Egli si prepara ad offrire se stesso per la salvezza del mondo, secondo il volere del Padre attraverso il suo ministero pubblico di predicazione ed inaugurazione del regno di Dio per mezzo dei segni da lui compiuti, e soprattutto nel sacrifico della croce al quale si rende disponibile per mezzo della forza che gli viene dallo Spirito Santo.      

Marco non descrive le tre scene classiche della tentazione. La presenza degli Angeli che lo servono e il contorno delle bestie selvatiche inoffensive evocano un contesto edenico, proprio del Paradiso, nel quale non poteva mancare la presenza insidiosa del nemico, il ‘Satana’, l’avversario per antonomasia, che pur sapendosi sconfitto in partenza, colmo di livore si prova a  vanificare ancora una volta il disegno di salvezza divino. Del resto proprio Marco nel suo Vangelo, più di ogni altro evangelista, interpreta l’azione di Gesù come un continuo esorcismo per strappare l’uomo dalle mani di Satana, fino a incatenarlo nell’inferno.   

Il cammino di salvezza dell’umanità ricomincia là dove si era interrotta con il peccato originale di Adamo ed Eva. Forte della potenza del Paraclito, Gesù vince il tentatore e inizia la sua missione in piena sintonia con il Padre e lo Spirito Santo, annunciando il Vangelo di Dio, cioè la sua volontà di salvezza per tutti noi, per accogliere il quale è necessario ‘convertirsi’, cioè cambiare mentalità, e credere a colui che il Padre ha mandato, Gesù Cristo, il Figlio di Dio. La vittoria di Gesù è annuncio della nostra vittoria nella nuova ed eterna alleanza sancita con il sangue di Cristo. Come dopo il diluvio Dio si è alleato con l’uomo, promettendo di non distruggere mai più il mondo (1° lettura), così con il sacrifico della croce e la risurrezione di Gesù nasce la nuova umanità.

Come dice S. Pietro nella seconda lettura, evocando la grazia del battesimo che nella sua attualità continua ad essere “invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo”,  il nostro cammino penitenziale della Quaresima deve ‘ricondurci a Dio’. Questa è la meta della vera conversione del cuore, per la quale lottiamo contro il peccato e contro tutto ciò che ci distoglie dal desiderio di amare Dio sopra ogni cosa e di vivere come veri figli di Dio. Arrivare al termine dei quaranta giorni quaresimali più consapevoli e partecipi della nostra identità e dignità di figli di Dio sarebbe già un ottimo risultato. Con l’augurio di una santa Quaresima a tutti coloro che con costanza mi leggono ogni settimana e anche a chi mi legge per la prima volta.

 don Marco Belladelli.

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