venerdì 26 ottobre 2018

Il Vangelo della salute del 28/10/2018

Nicolas Poussin, Il cieco di Gerico, 1650. 
XXX Domenica del Tempo Ordinario, “B”
Rabbunì, che io veda di nuovo!
Dal Vangelo secondo Marco (10, 46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati,
ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del Signore
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Nel suo viaggio verso Gerusalemme Gesù è costretto ad un altro stop. Questa volta è il cieco Bartimeo di Gerico a chiedere il suo aiuto. Finora Gesù era stato interrotto e ostacolato da dubbi e difficoltà di chi alla fine non lo ha seguito. Prima i farisei con la questione del divorzio, poi il giovane ricco, che non se l’è sentita di abbandonare tutti i suoi beni, e infine l’ambizione per i primi posti dei due apostoli, Giacomo e Giovanni, contrapposta al terzo annuncio della passione appena dato da Gesù. Questa volta invece il cieco guarito ‘lo segue lungo la strada.
Prima di arrivare a Gerico, per placare i conflitti  tra gli Apostoli, Gesù ha detto: “Il Figlio dell'uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Il cieco guarito che lo segue sulla strada che porta a Gerusalemme è l’esempio concreto che ci fa capire in che cosa consiste il servizio del “dare la propria vita in riscatto per molti.
Bartimeo sapeva di Gesù, ma la sua cecità gli impediva di raggiungerlo. Mai avrebbe pensato che sarebbe passato per quella strada. Un evento che per lui rappresenta l’occasione della vita e per questo grida con tutto il fiato che ha in corpo: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Questa volta Gesù si ferma non per rispondere a dei quesiti, ma all’invocazione confidente di un uomo che spera di potersi liberare una volta per tutte dalla condizione umiliante della cecità e da tutte le sue conseguenze emarginanti che comporta:
Tra lui e Gesù c’è però di mezzo una folla molto diversa da quella entusiasta che abbiamo conosciuto in Galilea e che inseguiva Gesù da una sponda all’altra del mare di Tiberiade, tanto che non avevano neanche il tempo di riposare. Quella di Gerico è una folla che per Bartimeo diventa un ostacolo tra lui e Gesù :“Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte”.
Riconosciuto come Messia, Gesù chiama Bartimeo. Al povero cieco questo è sufficiente per capire che la sua vita sta per cambiare completamente. Lo comprendiamo dal gesto di liberarsi dal mantello, l’indumento essenziale ed indispensabile per la sopravvivenza di poveri, perché serviva per ripararsi di notte per chiedere la carità di giorno (cfr. Deut 24,12-13), e dal balzare in piedi per abbandonare definitivamente quella postazione propizia sulla strada tra Gerico a Gerusalemme. Una via molto trafficata, soprattutto in occasione delle feste ebraiche, da coloro che si recavano al tempio per compiervi le loro pratiche religiose. Quel luogo, dove egli chiedeva l’elemosina, per anni aveva rappresentato la fonte sicura del suo sostentamento.
Gesù gli chiede: “Che vuoi che io ti faccia?”, domanda apparentemente superflua. Che cosa poteva desiderare un cieco da un taumaturgo come Gesù? E’ la stessa domanda che Gesù ha rivolto a Giacomo e Giovanni che chiedevano di vedere soddisfatta la loro ambizione. Nella sua richiesta, come nella nostra preghiera, Gesù vuole riconoscere la fede:
«Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato» E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”. Finalmente Gesù trova qualcuno che lo segue convinto, senza “se” senza “ma”.  
Essere cristiani significa aver fatto la stessa esperienza della fede che salva del cieco Bartimeo, e cioè  aver incontrato Gesù, il Figlio di Dio, che ti ha cambiato la vita fino a seguirlo consapevolmente anche sulla via della passione, morte e risurrezione. Il punto di partenza di questo cammino è prendere coscienza fino in fondo della nostra povertà e miseria e riconoscere in Gesù il nostro Salvatore. Finché invece saremo convinti di bastare a noi stessi e di poter contare sui nostri mezzi, perché ascoltare e seguire Gesù è troppo sconveniente, vuol dire che la nostra fede è ancora lontana dall’essere causa di salvezza. Di fronte alle nostre resistenze, la cosa che più ci conforta e ci dà speranza è sapere che prima o poi Gesù passerà da casa nostra e ci manderà a chiamare, per sapere se davvero abbiamo a cuore la nostra salvezza … Buona Domenica!
 don Marco Belladelli.

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