sabato 31 marzo 2018

LA VOCE DI MANTOVA/102

Arnaud Beltrame, tenente colonnello della gendarmeria
francese, morto nell'attentato terroristico di Trebes del 23/03/2018.   
Dare la vita per gli altri
Tra le tante notizie di cronaca di questi ultimi giorni, mi sono particolarmente soffermato a riflettere sul gesto eroico del quarantaquattrenne tenente della gendarmeria francese, Arnaud Beltrame, promosso sul campo colonnello, che nell’attentato terroristico di venerdì scorso, 23 Marzo, ad un supermercato di Trebes, un piccolo centro del sud della Francia, poco distante dalla più famosa Carcassonne, si è offerto in ostaggio al posto del giovane cassiere, dietro il quale si faceva scudo il terrorista Radwan Ladkim. Un gesto che ha trovato poco risalto sulla stampa nazionale, ma che su “Le Figaro”, noto e importante quotidiano francese, è stato paragonato a quello del santo martire polacco, il francescano padre Massimiliano Kolbe, che nel Luglio 1941 ad Auschwitz
liberamente si sostituì ad un sergente dell’esercito polacco, padre di famiglia, per morire al suo posto nel bunker della fame. Un accostamento giustificato dal fatto che il giovane militare francese dopo una giovinezza religiosamente indifferente, da dieci anni si era convertito al cattolicesimo, ricevendo in età adulta i sacramenti dell’iniziazione cristiana, cioè Battesimo, Cresima e Comunione, che abitualmente si ricevono durante l’infanzia, e diventando così un cristiano praticante. Il suo percorso di fede si stava completando con la preparazione al Matrimonio con la donna con cui conviveva da dieci anni, già programmato per il prossimo 9 Giugno. La laicissima Francia, contrariata dalla sacralità del paragone, ma soprattutto preoccupata dal possibile inquinamento religioso delle sue altrettanto laicissime istituzioni repubblicane, ha immediatamente reagito argomentando che nonostante la sua indiscutibile fede, alla base del comportamento del Beltrame c’era prima di tutto il suo amor patrio, maturato in anni di appartenenza alla massoneria, che lo aveva portato a scegliere come professione quella del poliziotto nella gendarmeria, impegno che naturalmente comporta la consapevolezza del mettere a rischio la propria vita per l’ordine pubblico e il bene comune. Dalle indagini condotte subito dopo l’attentato è stato infatti accertato che sostituendosi al cassiere l’intenzione di Arnaud Beltrame era quella di disarmare il terrorista. Il tenente colonnello sarebbe alla fine rimasto ucciso nella  lotta con il terrorista, che lo ha ripetutamente pugnalato alla gola. Insomma la ragion di stato viene prima di qualsiasi altra motivazione, anche di quella nobilissima di natura religiosa. Come infatti le motivazioni religiose dell’attentatore non sono altro che una caricatura per mascherare la sua partecipazione alla lotta degli islamisti radicali contro l'Occidente e gli ebrei e il suo impegno assolutamente politico a favore dell’Isis, così pure la morte eroica del repubblicano Arnaud Beltrame non è riducibile al suo impegno cristiano, che pur nella sua evidenza, rimane sempre una questione di credo individuale. Ancora una volta l’individualismo e il secolarismo imperante dei nostri giorni, quello dell’ "uomo senza contesto", preferiscono l’ideologia laica dello stato a qualsiasi idea di trascendenza che possa trasformarsi in norma dell’esperienza umana quotidiana. Un dispotismo ideologico che ricorda molto quello di coloro che duemila anni fa vollero la morte di Gesù, colui che ci ha insegnato con la sua vita e con la sua autorevole parola che “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando” (Gv 15,13-14). Al di là dunque di tutte le possibili considerazioni culturali, a mio modesto parere, il dare la vita per gli altri è sempre un gesto di trascendenza nel quale si riflette l’onnipotenza misericordiosa del Dio cristiano, a tutt’oggi unica speranza davvero incrollabile per tutta l’umanità.

Marco Belladelli

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