venerdì 10 marzo 2017

Il Vangelo della salute del 12/03/2017

Tiziano Vecelio, La trasfigurazione di Cristo, 1560 - Cattedrale di Reggio Calabria.
II Domenica di Quaresima “A”
Il suo volto brillò come il sole.
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (17, 1-9). 
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Parola del Signore.
Anche la trasfigurazione è un classico della seconda domenica di Quaresima. Oggi guardiamo a questo evento come a una tappa del percorso penitenziale della Quaresima, sacramento della nostra conversione. In questo momento l’urgenza di una vera conversione è prioritaria rispetto a qualsiasi altra esigenza spirituale. Se le tentazioni di Gesù nel deserto, chiaro riferimento alla nostra quotidiana lotta contro il male, rappresentano l’inizio e la ragione di questo cammino, la trasfigurazione è l’annuncio del traguardo da raggiungere e l’anticipazione del risultato finale, e cioè la certezza della piena e definitiva vittoria sul peccato e su tutte le sue conseguenze, fino alla partecipazione alla vita divina. 
Gesù condivide l’esperienza della trasfigurazione con Pietro, Giacomo e Giovanni, gli stessi apostoli che saranno presenti anche alla sua agonia nell’orto degli ulivi, dove avranno inizio le sue sofferenze fisiche che renderanno il suo volto “sfigureranno”, come aveva anticipato il profeta Isaia: “tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto”(Is. 52,14), “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere.”(Is 53,2). Ora invece Matteo dice che davanti a loro “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Mentre Gesù si mostra nel pieno della sua gloria di Figlio di Dio, riceve l’omaggio e il conforto di tutto l’Antico testamento, rappresentati da Mosè ed Elia, la legge e i profeti. In quello stesso momento, come al battesimo al Giordano, la voce del Padre dal cielo lo rivela come “il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” e aggiunge in modo imperativo: “Ascoltatelo”.
Nella trasfigurazione si manifesta il mistero del Verbo di Dio incarnato, mistero normalmente adombrato dall’umanità di Gesù. Un fenomeno probabilmente molto più frequente di quanto possiamo immaginare, soprattutto quando Gesù abitualmente nella notte si raccoglieva in preghiera. Il rapporto con Dio Padre è costante, egli vive e agisce sempre in piena comunione con Lui. Al risplendere della gloria divina corrisponde la beatitudine umana espressa da Pietro in un modo ingenuo, quasi si trattasse di una persona in uno stato di innocenza. L’annuncio della passione aveva generato sconforto negli apostoli. Con la trasfigurazione Gesù li rassicura della sua vittoria sulla morte.
Nell’antifona al “Benedictus” delle lodi di questa Domenica troviamo un’altra possibile chiave interpretativa dell’evento della trasfigurazione: “per mezzo del Vangelo risplende a noi la luce di una vita immortale”. Soprattutto attraverso quell’imperativo: “Ascoltatelo!”, ci viene rivelata l’importanza e la necessità di una vita vissuta in obbedienza al Vangelo. Per mezzo del Vangelo la luce della trasfigurazione risplende anche nella nostra vita. Ascoltiamo Gesù, come ci ha ammonito il Padre dal cielo, seguiamolo senza timore sulla via che ci ha tracciato nel Vangelo, fino a risplendere noi pure di quella stessa luce di gloria e di vita immortale. Fare Quaresima significa mettersi in cammino verso il traguardo di una vita luminosa, di cui già portiamo in noi la caparra. Operiamo con umiltà e fiducia nel Signore, attendendo pazientemente la nostra trasfigurazione, cioè la piena manifestazione della dimensione divina della nostra vita.
Santa Quaresima!
 don Marco Belladelli.

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