venerdì 16 settembre 2016

Il Vangelo della salute del 18/09/2016

Parabola dell’amministratore disonesto di Marinus van Reymerswaele (ca. 1493-1567).
Vienna, Kunsthistorisches Museum.
XXV Domenica del tempo Ordinario “C”

Non potete servire Dio e la ricchezza

Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13).

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore.
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Se è vero che niente può fermare la misericordia di Dio, perché tutti siano salvi, è altrettanto vero che il nostro ostacolo più grande sulla via della salvezza è l’avidità per le ricchezze materiali. Non si può pretendere di servire contemporaneamente Dio e la ricchezza, come dice oggi il vangelo nella conclusione.
Gesù parla ai suoi discepoli, ma ad ascoltarlo ci sono anche gli scribi e i farisei, i suoi nemici, i quali, come dice il vangelo nel seguito del brano che oggi la liturgia ci propone, essendo attaccati al denaro “ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui” (16,14). Gesù risponde alle loro beffe con un giudizio durissimo: “Egli disse loro: "Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole.”(16,15).
Siamo sempre in cammino con Gesù verso Gerusalemme, una strada che porta allo scandalo della croce, mistero di salvezza per tutti gli uomini. Se vogliamo salvarci, avanti con Gesù! Se invece la pensiamo come i farisei, fermiamoci subito. Abbiamo ricevuto la vita per un dono d’amore di Dio Padre. Per avere la vita eterna è necessario un cuore libero, distaccato da tutti e da tutto, soprattutto dalla cupidigia per le ricchezze.  
Portandoci l’esempio di un amministratore disonesto, Gesù non vuole indurci a imitarlo nelle sue ruberie, ma ad usare le ricchezze per farci degli amici che ci apriranno le porte del regno dei cieli. Infatti l’amministratore disonesto, davanti alla pesante accusa che gli viene mossa, non perde tempo a discolparsi, ma si interroga che cosa sarà di lui quando non avrà più a disposizione tutti quei beni. Approfittando ancora della sua posizione, la soluzione consiste nel fare grossi sconti ai debitori del padrone, perché quando verrà cacciato si ricordino di lui e per riconoscenza lo accolgano in casa loro.
Tutti conosciamo il valore delle ricchezze e dei beni materiali. Ci sono necessari per vivere. Ma spesso diventano non soltanto una ragione di vita, ma addirittura un idolo, fino a sacrificare qualsiasi cosa pur di arricchirci. Arriva poi per tutti il giorno in cui non serviranno più a nulla, come per esempio per la salvezza della nostra anima o per entrare nella vita eterna.
La ricchezza è anch’essa un mezzo da usare per entrare nel regno di Dio. Se aiutiamo chi è nel bisogno, essi ci accoglieranno in paradiso quando la ricchezza non conterà più nulla: “Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”. In caso contrario saranno proprio loro, i poveri, a condannarci. La fedeltà a Dio in questo mondo nelle “cose di poco conto”, cioè nell’uso dei beni materiali, sarà ricompensata con la vera ricchezza.
Ed eccoci al monito finale: non è possibile tenere il piede in due scarpe, o si serve Dio, o si serve la ricchezza, con tutte le conseguenze del caso. Detto in poche parole: Gesù vuole dei discepoli prudenti nell’uso dei beni materiali, cioè capaci di senso delle solidarietà e della giustizia sociale. Li vuole determinati a vivere secondo le esigenze del Regno di Dio, così come egli ha annunciato e inaugurato. Non ci sono vie di mezzo. Chiediamo al Signore Gesù nell’eucaristia di vivere seriamente la nostra fede, in ogni suo aspetto, anche nell’uso tanto radicale delle ricchezze, come oggi ci ha indicato.
Buona Domenica!
don Marco Belladelli.

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