giovedì 11 giugno 2015

Il Vangelo della salute del 12/06/2015

Pompeo Girolamo Batoni, Sacro cuore di Gesù (1767), Chiesa del Gesù - Roma.
Solennità del Sacro Cuore Gesù - “B”
Uno dei soldati gli colpì il fianco,
e subito ne uscì sangue e acqua.
Dal Vangelo secondo Giovanni,  (19, 31-37).
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
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Anche la festa del Sacro Cuore, come quella del Corpus Domini, ha avuto origine da quelle che abitualmente definiamo “rivelazioni private”, cioè manifestazioni soprannaturali, apparizioni e messaggi a Santi mistici. Questa devozione affonda le sue radici nel lontano medioevo. Ma il momento più importante per il suo sviluppo in tutta la Chiesa avviene nel XVII secolo soprattutto per merito di S. Giovanni Eudes, a cui seguirono le rivelazioni di Gesù a S. Margherita Alacoque, diffuse poi dai Padri Gesuiti, che ne fecero una specifica della loro spiritualità.  Nel 1856 il beato Pio IX istituì la festa del Sacro Cuore per tutta la Chiesa. Cento anni dopo il Papa Pio XII, per ricordarne l’importanza, scrisse addirittura una lettera enciclica, Haurietis aquas, riprendendo un versetto del profeta Isaia: “Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12,3).
Sette anni fa, in occasione del 50° anniversario dell’enciclica, Benedetto XVI scrisse una lettera al Superiore generale della Compagnia di Gesù, nella quale ribadì il valore e l’importanza della devozione del Sacro Cuore per ogni cristiano. Dice Papa Ratzinger che “Il costato trafitto del Redentore è la sorgente alla quale dobbiamo attingere per raggiungere la vera conoscenza di Gesù Cristo e sperimentare più a fondo il suo amore”.
L’immagine del cuore trafitto ci aiuta a tenere lo sguardo fisso su Gesù, per conoscere meglio e sperimentare più da vicino l’Amore di Dio, fino a vivere unicamente di quell’amore e testimoniarlo ai fratelli. Posando il nostro capo sul cuore di Cristo, come fece San Giovanni durante l’ultima cena, il nostro cuore impara a corrispondere in modo sempre più adeguato all’amore di Dio, per riparare all’infedeltà che oggi più che mai caratterizza il rapporto dell’umanità con Dio. Infatti il Sacro Cuore di Gesù è sempre rappresentato fiammeggiante e circondato di spine, per significare che il suo Amore, come il roveto ardente di Mosè, non si esaurisce mai nonostante il rifiuto e il disprezzo di cui spesso è fatto oggetto dagli uomini. L’immagine più famosa è quella di Pompeo Girolamo Batoni, riportata anche in questo post.
Tutta la nostra celebrazione è una esaltazione dell’amore di Dio.
Il brano evangelico ci riporta sotto la croce, nel momento in cui il cuore di Gesù viene trafitto con una lancia per assicurarsi che fosse già morto. Dal costato aperto, dice il vangelo, “subito uscì sangue ed acqua”, che bagnarono gli occhi malati di San Longino e fu immediatamente guarito. La morte fisica di Gesù non segna la sconfitta della missione di Gesù, ma il momento massimo della sua efficacia per tutti gli uomini, senza fare differenza di persona. L’acqua e sangue sono tradizionalmente interpretati come le fonti della grazia dei sacramenti, in particolare del Battesimo e dell’Eucaristia. Il dono della grazia non è altro che la partecipazione alla vita divina, in una comunione di amore piena e totale. Comunione di amore non sempre adeguatamente corrisposta da parte dell’uomo, che, a detta del profeta Osea nella 1° lettura, nei confronti di Dio spesso si comporta come un adolescente capriccioso che più lo attiri a te con legami di amore e più lui si allontana.
La liturgia della parola è completata dalla straordinaria esperienza di San Paolo il quale ha dedicato tutta la sua vita alla missione apostolica perché fosse rivelato a tutto il mondo il mistero nascosto nei secoli e rivelato in Cristo Gesù “nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui.”, a cui fa seguito un profondo atto di adorazione perché ci venga concesso “di essere potentemente rafforzati nell'uomo in­teriore mediante il suo Spirito”.
Finisco con la giaculatoria propria della coroncina al sacro Cuore:
V. Dolce Cuor del mio Gesù,
R. Fa ch’io t’ami sempre più.
don Marco Belladelli.

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