giovedì 26 settembre 2013

Anno della fede/5


Preti nel terzo millennio
Domanda:   A mio avviso ciò che tiene lontano le anime dalla Messa sono le continue lordure di cui si macchiano tanti "servi di Dio", le loro ricchezze, la loro poca fede, il loro predicare bene e razzolare male! A quando una revisione del clero?

Risposta:      A tenere lontano oggi il popolo Dio dai Sacramenti, e specialmente dalla S. Messa domenicale, credo contribuisca solo in minima parte la contro testimonianza del clero, ma abbia invece molta più incidenza l’indifferenza e la tiepidezza religiosa di molti e la difficoltà a trasmettere la fede alle giovani generazioni. Detto questo, sono altrettanto convito che l’esempio di un prete abbia molta influenza sui fedeli.
La revisione della vita del clero è iniziata da molto tempo. Questo era lo scopo di Benedetto XVI quando ha indetto l’ “Anno sacerdotale” (Giugno 2009-Giugno 2010): richiamare l’attenzione e la responsabilità di tutti sulla persona e il ministero del prete oggi. Sì, perché se un prete non fa il suo dovere o è di cattivo esempio, la colpa è anche dei fedeli. In quell’occasione il Papa scelse come modello per i preti il Santo Curato d’Ars. Il sacerdote a cui si pensa per l’oggi e per il domani è fondamentalmente identico a quello che ha caratterizzato gli ultimi cinque secoli di storia: uomo di Dio e del sacro, fortemente radicato in Cristo, e uomo per gli altri, in una dedizione piena e totale per i fratelli a cui è inviato. Insomma un “alter  Christus”, nel senso che: “il sacerdote, rappresenta Cristo, l'Inviato del Padre, ne continua la sua missione, mediante la "parola" e il "sacramento", in questa totalità di corpo e anima, di segno e parola. (Benedetto XVI).
Il 7 Luglio scorso Papa Francesco ha detto ai seminaristi, alle novizie e ai novizi degli istituti religiosi: “Il mistero pasquale è il cuore palpitante della missione della Chiesa! E se rimaniamo dentro questo mistero noi siamo al riparo sia da una visione mondana e trionfalistica della missione, sia dallo scoraggiamento che può nascere di fronte alle prove e agli insuccessi. La fecondità pastorale, la fecondità dell’annuncio del Vangelo non è data né dal successo, né dall’insuccesso secondo criteri di valutazione umana, ma dal conformarsi alla logica della Croce di Gesù, che è la logica dell’uscire da se stessi e donarsi, la logica dell’amore.
I fedeli poi devono essere più vicini ai loro sacerdoti, prima di tutto con la preghiera, per indurli a fare il dovere. Se di fronte un cattivo esempio, o peggio ancora ad uno scandalo tutti si tirano indietro, il problema non si risolve. Gesù ci insegnato la correzione fraterna (Mt 18,15ss) dove fosse necessaria indistintamente per qualsiasi membro della Comunità cristiana, che è altra cosa dai chiacchiericci e i pettegolezzi. E non aggiungo altro.

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